Contanti e minibot: importo e che differenza c’è tra le monete

Pubblicato il 25 Giugno 2019 alle 22:00 Autore: Claudio Garau

Contanti e minibot: che cosa sono esattamente e qual è la relazione intercorrente tra essi. Alcuni aspetti di un tema attuale e delicato.

Contanti e minibot importo e che differenza c'è tra le monete
Contanti e minibot: importo e che differenza c’è tra le monete

È molto discussa in questo periodo, negli ambienti della politica e non solo, la possibilità, avanzata dalla Lega, di introdurre i cosiddetti minibot. Vediamo di seguito qual è il rapporto tra contanti e minibot e quali differenze è opportuno notare.

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Qual è il contesto di riferimento?

Anzitutto appare opportuno chiarire, in sintesi, cosa vogliono dire le parole “minibot” e “denaro contante”. Il denaro contante, anche denominato denaro liquido, non è altro che il denaro rappresentato da banconote di carta o monete di metallo. È subito spendibile ed è universalmente accettato nel territorio di riferimento. Ad esempio la moneta Euro è accettata comunemente in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

I minibot, invece, possono essere considerati buoni ordinari del tesoro, di piccolo taglio, i quali servono (proprio come i classici BOT), a saldare i debiti che la pubblica amministrazione ha con gli imprenditori e con i privati. Particolare non di poco conto: in caso di effettiva introduzione, sarebbero cartacei (proprio come le banconote) e non digitali come gli attuali titoli di stato. Tali titoli avrebbero tagli decisamente più ridotti rispetto ai BOT (fino a 100 Euro).

Minibot: un ibrido tra titolo di Stato e contanti?

Se formalmente, i minibot sono considerabili dei veri e propri titoli di Stato, invece, da un punto di vista sostanziale o di applicazione pratica, le cose potrebbero stare diversamente. Anzi, potremmo definire i minibot come un originale ibrido tra titolo e contanti. Ciò in quanto, l’effetto pratico di pagare con minibot sarebbe quello di avere ancora più contanti in circolazione, ovvero più moneta spendibile nelle transazioni economiche. Ciò che preme sottolineare è che i minibot – qualora fossero introdotti – sarebbero stampati su carta; ne consegue che non potrebbero essere ritenuti “dematerializzati”, come si dice nel gergo dell’economia, per definire i normali titoli del debito pubblico. Insomma, per utilizzarli, occorrerebbe darli fisicamente, proprio come una banconota da 20 Euro. Con tutti i rischi che conseguono in termini di gestione, possibile falsificazione e furto di titoli, che circolano molto più liberamente e facilmente di un normale BOT.

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In altre parole, è di mezzo un interrogativo non di poco conto: i minibot rientrano nella categoria dei contanti o in quella del debito pubblico? La questione è assai spinosa e, con tutta probabilità, non ha una risposta univoca. In teoria dovrebbero essere considerati titoli, in quanto l’Italia, in qualità di membro della UE, si è impegnata (anche) a non creare una nuova moneta diversa dall’Euro. Il punto è che, nella prassi, i minibot diventerebbero come contanti e moneta, perché sussisterebbe l’eventualità dello scambio tra privati, laddove fossero accettati. Sarebbe ben possibile che un’azienda che ha ricevuto dei minibot in pagamento per crediti vantati verso la PA, utilizzi, in un secondo tempo, questi titoli per pagare non solo i suoi debiti fiscali (come è nel progetto della Lega), ma anche per pagare altri privati (ad esempio dei fornitori), qualora questi ultimi accettassero. Vediamo quindi come, uno strumento nato come titolo, nella prassi funzionerebbe (anche) come contante (e quindi secondo finalità diverse ed ulteriori rispetto a quelle originarie). E ciò certamente non in piena conformità con le indicazioni delle Istituzioni europee. In conclusione, appare chiaro che la questione del rapporto tra contanti e minibot non è di facile soluzione, ma forse non sarà necessario trovarla, dato che le notizie di questi ultimi giorni lascerebbero pensare alla probabile archiviazione del progetto.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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