Conto corrente hackerato, banca e compagnia telefonica condannate

Pubblicato il 18 Luglio 2019 alle 08:59 Autore: Daniele Sforza

Lieto fine per la storia di due pensionati che hanno avuto il conto corrente hackerato. La sentenza che ha condannato banca e compagnia telefonica.

Conto corrente hackerato, banca e compagnia telefonica condannate

Davide contro Golia in salsa moderna, e a volte vince ancora Davide, rappresentato stavolta da due pensionati che si sono visti il conto corrente hackerato. La sentenza n. 1355/2019 del 16 luglio 2019 ha dato ragione ai due pensionati, condannando i due colossi contro i quali avevano fatto ricorso, ovvero la banca e la compagnia telefonica, entrambe ree di non aver tutelato la sicurezza dei loro clienti.

Conto corrente hackerato: due pensionati contro banca e compagnia telefonica, il caso

I due pensionati si sono rivolti ad Adiconsum Marche, affidandosi alla tutela legale dell’Avvocato Ezio Gabrielli. Ma qual è stato l’episodio scatenante il tutto? Nel dicembre del 2017, come racconta Adiconsum Marche, il conto corrente di due anziani pensionati è stato svuotato per colpa di un attacco informatico. Immaginate la situazione: due pensionati che nel periodo di Natale vengono derubati delle somme che hanno depositato sul proprio conto. I due soggetti hanno subito chiesto il rimborso all’istituto, che però è sempre stato rifiutato.

Informatizzazione dei servizi, ma la sicurezza dove sta?

La normativa, con riferimento al Decreto Legislativo n. 11/10, stabilisce però che in casi come questi, “una prova particolarmente rigorosa a carico del sistema bancario”. Non è un caso che le banche stiano spingendo molto – forse anche eccessivamente talvolta – per l’informatizzazione dei servizi, non tenendo però conto delle persone che restano più indietro (gli anziani), ma soprattutto non preoccupandosi troppo degli oneri di sicurezza e tutela nei riguardi dei loro clienti qualora le cose andassero storte.

Conto corrente sotto attacco? La prova contraria spetta alla banca

Infatti, spiega l’associazione, “quando un consumatore viene attaccato per via informatica deve disconoscere le operazioni di prelievo e pretendere il rimborso dall’istituto”. Quest’ultimo, al fine di opporre rifiuto alla richiesta di rimborso, è tenuto a fornire la “prova dell’eventuale trascuratezza, errore o addirittura della frode del correntista”. In parole povere, spetterà alla banca dimostrare che l’errore avvenuto ha determinato l’azione criminosa (ad esempio la trascuratezza di aver dimenticato il telefono o di aver fornito il codice di sicurezza a un soggetto terzo).

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Conto corrente hackerato: la colpa è anche della compagnia telefonica

Ma non è solo la banca ad avere colpe in questo episodio, ma anche la compagnia telefonica. I truffatori che mirano a svuotare i conti correnti, consapevoli dei servizi di Sms Alert, stanno prendendo l’abitudine anche di disconnettere la linea telefonica, in modo tale che l’azione criminosa possa essere fatta in tranquillità. Ma anche in questo caso la compagnia telefonica è stata condannata, perché ha disconnesso la linea telefonica su richiesta di soggetti terzi, senza però effettuare le dovute verifiche, isolando i poveri pensionati e prendendo implicitamente parte a quanto poi accaduto.

Conto corrente hackerato: storia a lieto fine per i due pensionati

La sentenza sopraccitata ha infine condannato banca e compagnia telefonica a restituire le somme sottratte e a pagare le spese processuali. L’associazione, in conclusione, spera che in casi come questi gli istituti bancari offrano maggiore trasparenza, tutela e soprattutto collaborazione nei riguardi dei loro clienti.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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