Buoni fruttiferi di Poste Italiane ante 1986: le possibilità di rimborso

Pubblicato il 30 Luglio 2019 alle 14:21 Autore: Guglielmo Sano

Poste Italiane: alte possibilità di rimborso per chi ha dei buoni fruttiferi Serie O post 1 luglio 1986, speranze anche per chi ha dei buoni Serie P

Buoni fruttiferi di Poste Italiane ante 1986: le possibilità di rimborso
Buoni fruttiferi di Poste Italiane ante 1986: le possibilità di rimborso

Sentenza dopo sentenza, negli ultimi tempi Poste Italiane si è trovata a dover rimborsare tantissimi sottoscrittori di buoni fruttiferi: ecco quali risparmiatori possono sperare di vedersi riconosciuti gli interessi sui propri titoli.

Poste Italiane: buoni ante 1986, caso chiuso

Innanzitutto, però, bisogna segnalare che proprio gli ermellini – con un pronunciamento risalente allo scorso febbraio – hanno legittimato il comportamento di Poste che liquidava i buoni con una percentuale di interessi inferiore a quella prevista al momento della sottoscrizione in virtù di quanto sancito da apposito decreto del Ministero del Tesoro datato 1986.

In pratica, i giudici hanno affermato il valore retroattivo della norma consentendo di fatto a Poste di declassare il rendimento dei buoni emessi prima del luglio del suddetto anno anche se i tassi di interesse riportati sugli stessi titoli avevano percentuali molto più convenienti per i sottoscrittori.

In pratica, tutti coloro che hanno sottoscritto dei buoni fruttiferi prima dell’1 luglio 1986 hanno pochissime possibilità di vincere un ricorso contro Poste sull’applicazione dei tassi di interesse: per gli alti giudici, tra l’altro, erano stati adeguatamente informati della possibilità di modifica dei termini contrattuali a cui andavano incontro.

Buoni fruttiferi post 1986: chi può vincere il ricorso

Discorso di tutt’altro tenore, invece, quello relativo ai buoni sottoscritti dopo il 1° luglio 1986 e, in particolare, per alcune serie. Infatti, successivamente alla approvazione del decreto che sanciva il declassamento retroattivo dei titoli di cui prima, per qualche tempo Poste ha continuato a emettere buoni con serie O e P, cioè quelli che riportavano tassi superiori a quelli applicati effettivamente, al posto dei nuovi serie Q.

Ora, i regolamenti stabiliti contestualmente all’approvazione del decretom permettevano di emettere – fino a esaurimento – solo quelli della serie P ma soltanto a patto che fossero applicati due timbri, uno sul fronte – sul quale doveva essere scritto “Serie P-Q” – e uno sul retro – con scritti i nuovi rendimenti. Ora, la constatazione di numerosi sottoscrittori che hanno fatto ricorso, gli impiegati di Poste non sempre hanno timbrato correttamente i titoli.

Quindi, tutti coloro che hanno sottoscritto dei buoni dopo il 1° luglio 1986 hanno buone possibilità di vedersi riconosciuti gli interessi come riportati sul titolo se questi sono della serie O (Poste non poteva emetterli dopo tale data) o della serie P se non riportano entrambi i timbri di cui si scriveva prima.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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