Ferie Partita Iva: direttiva Ue per l’Italia, quando entra in vigore

Pubblicato il 31 Luglio 2019 alle 11:04 Autore: Daniele Sforza

Ferie partita Iva: sembra quasi una contraddizione in termini, soprattutto se dovessero diventare obbligatorie. Ma c’è una direttiva Ue.

Ferie Partita Iva: direttiva Ue per l’Italia, quando entra in vigore

Ferie e partita Iva nella stessa frase? Certo, anche i titolari di partita Iva vanno in ferie (rigorosamente non pagate), ma qui si parla di ferie regolamentate, concesse dal datore di lavoro. E non sembra essere l’unico diritto riservato ai lavoratori autonomi che l’Unione europea sta per concedere. Di fatti la proposta proviene da una direttiva Ue già approvata e a cui l’Italia (e gli altri Paesi, naturalmente) dovrà adeguarsi entro i prossimi 3 anni. Di cosa stiamo parlando? Andiamo subito a scoprirlo.

Ferie partita Iva e non solo: la direttiva Ue

Il Consiglio dell’Unione europea, presieduto dalla Romania, ha dunque operato nuove direttive per le partite Iva, al fine di attuare condizioni di lavoro trasparenti che sono state poi approvate dal Parlamento. La procedura ora vuole che entro i prossimi 3 anni i Paesi Ue, tra cui l’Italia, rendano operativa la nuova disciplina. Ma cosa stabilisce esattamente questa direttiva Ue? Innanzitutto la trasparenza informativa del rapporto di lavoro tra il datore e il lavoratore autonomo: entro una settimana dell’inizio della collaborazione, le due parti dovranno chiarirsi su alcuni aspetti fondamentali. Tra questi spiccano il luogo di lavoro, la tipologia e la natura dell’impiego, la data di inizio (ed eventuale termine) del lavoro, la retribuzione ovviamente, l’eventuale periodo di prova, che non potrà essere più superiore a 6 mesi. A patto che il prolungamento dello stesso periodo non sia effettuato nell’esclusivo interesse del lavoratore o che non sia giustificato in base alla natura dell’impiego.

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Ferie partita Iva: i punti principali

Inoltre il lavoratore autonomo avrà piena facoltà a lavorare anche per altri soggetti: nel senso che il datore di lavoro per cui lavora più ore non avrà nulla da ridire se il suo lavoratore, che ricordiamo non essere un dipendente ma per l’appunto un autonomo, presta il suo tempo offrendo servizi professionali ad altri clienti.

Altro aspetto importante riguarda la formazione: la nuova direttiva impone che se il lavoratore dovesse effettuare formazione, questa venga erogata gratuitamente e soprattutto sia considerata orario di lavoro e preferibilmente ci sia proprio durante l’orario di lavoro.

Infine, le già citate ferie. Queste ultime, determinate in un preciso periodo, dovranno essere pagate dal datore di lavoro, così come avviene per i lavoratori dipendenti. Un importante traguardo, quest’ultimo, per il popolo delle partite Iva, costretto a fare gli straordinari per avere due-tre settimane di ferie all’anno (se va bene) che ovviamente non paga loro nessuno.

Quelli appena citati, per utilizzare le parole del Ministro del Lavoro romeno Marius-Constantin Budai, sono “diritti minimi per i lavoratori”, che però garantiscono “maggiore sicurezza e prevedibilità nei rapporti tra i lavoratori e i datori di lavoro”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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