Parcheggiare o sostare in doppia fila: quando è concesso e a chi. La guida

Pubblicato il 31 Luglio 2019 alle 13:10 Autore: Claudio Garau

Sostare in doppia fila: che cosa dice il Codice della Strada in proposito e quando è possibile farlo in deroga alla regola generale del divieto.

Parcheggiare o sostare in doppia fila quando è concesso e a chi. La guida
Parcheggiare o sostare in doppia fila: quando è concesso e a chi. La guida

Gli automobilisti sanno bene (o dovrebbero sapere) che il parcheggio o la sosta in doppia fila sono vietati in via generale. Quello che forse però molti ignorano è che, in certi casi, parcheggio o sosta non danno luogo a nessun illecito rispetto alle norme del Codice della Strada e quindi, una multa eventualmente emessa in queste circostanze, potrà essere impugnata con successo al fine di ottenerne annullamento. Vediamo di seguito cos’è utile sapere in proposito.

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Sostare in doppia fila: la disciplina generale del Codice della Strada

Prima di capire cosa dice la legge circa l’eventuale liceità del parcheggio o sosta in doppia fila, vediamo in sintesi il contesto di riferimento. Il Codice della Strada, fonte essenziale e completa riguardo a tutti gli aspetti giuridicamente rilevanti della circolazione di pedoni e veicoli sulle strade italiane, sancisce che non tutte le aree pubbliche possono essere destinate ad essere spazi di sosta o parcheggio di mezzi a motore. In ogni caso, principio generale è che le aree di parcheggio siano localizzate al di fuori della carreggiata e, comunque, siano organizzate in modo che i mezzi in sosta o parcheggiati non diano alcun fastidio al libero scorrimento del traffico di veicoli a due e quattro ruote.

La legge, inoltre, afferma che le zone di parcheggio o sosta sono sempre individuate da una segnaletica ad hoc, orizzontale (le strisce sull’asfalto che indicano i posti auto) o verticale (i cartelli blu e bianchi con la lettera P). Il perimetro delle aree di parcheggio e sosta è dato dall’inserimento, sulla pavimentazione in asfalto, delle strisce che formano un rettangolo. Insomma, l’automobilista non può davvero sbagliarsi.

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Quando vale l’eccezione alla regola generale

È chiaro che parcheggiare o sostare è, in via generale, consentito soltanto nelle aree a ciò destinate. È vero anche che il Codice della Strada sancisce che, in mancanza di spazi di parcheggio o sosta, il veicolo che si intende fermare, va posizionato il più vicino possibile al margine destro della carreggiata. La finalità è evidente: non recare intralcio, neanche alla circolazione dei pedoni.

La legge italiana ammette però due eccezioni alla regola generale del divieto. La prima riguarda i veicoli a due ruote, ovvero due ciclomotori a due ruote o due motocicli: se entrambi i veicoli sono a due ruote, il parcheggio in doppia fila è ammesso come eccezione. Invece, i veicoli con più di due ruote (ad esempio i camion), possono esclusivamente fermarsi in doppia fila, ma senza sostare o essere parcheggiati, e comunque sempre senza recare intralcio alla circolazione.

La seconda eccezione riguarda l’applicazione alle norme del Codice della Strada, di un istituto di matrice penalistica. Stiamo parlando del cosiddetto “stato di necessità“, che opera come causa di giustificazione dell’illecito (stradale). L’art. 54 del Codice Penale, infatti, parla chiaro e afferma che non è punibile (e quindi multabile per violazione della norma sul divieto di parcheggio o sosta in doppia fila) chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. In altre parole, scatta lo stato di necessità in tutte le circostanze in cui il conducente del mezzo non rispetta il Codice della Strada, e posteggia o sosta in luogo vietato, al fine di tutelare la propria incolumità o quella di altri (solitamente si tratta di motivi legati al peggioramento improvviso delle condizioni di salute).

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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