Governo M5S-Pd: nomi ministri e totopremier. Ecco i candidati forti

Pubblicato il 23 Agosto 2019 alle 14:08 Autore: Daniele Sforza

Si comincia a parlare sempre più concretamente di un governo M5S-PD: ecco i nomi probabili dei ministri e il totopremier. Gli aggiornamenti.

Governo M5S-Pd: nomi ministri e totopremier. Ecco i candidati forti

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella invita le forze politiche alla responsabilità: cinque giorni di tempo per trovare un accordo per un governo concreto e solido, altrimenti si tornerà a nuove elezioni. Il Movimento 5 Stelle non si sbilancia, né ufficializza le trattative aperte. Da un lato il PD, dall’altro la Lega, anche se al momento attuale sembra ancora lontana una riapertura. Le voci di un’alleanza di governo M5S-PD, con i dem che prenderebbero il posto della Lega, si fanno più concrete, pur restando nel campo delle ipotesi. Le discussioni si rincorrono sia all’interno dell’uno sia all’interno dell’altro partito, anche per via dei numerosi scontri precedenti. C’è una Legge di Bilancio da varare, però, un aumento dell’Iva da scongiurare e un Paese da mandare avanti. E per questo cominciano ad avanzare le indiscrezioni sui nomi che prenderanno parte a un possibile governo M5S-PD.

Governo M5S-PD: il totopremier

I nomi che avanzano come possibile futuro premier di un governo giallo-rosso sono lontani da un’accesa appartenenza politica. I nomi che circolano al momento sono quelli di Marta Cartabia (leggi questo articolo per saperne di più), mentre Il Foglio parla anche di Paola Severino, ex ministro della Giustizia del governo Monti, nome che potrebbe mettere d’accordo Dem e 5 Stelle.

Dall’altro lato (del genere) ecco ritornare in auge i nomi che circolavano già 1 anno e mezzo fa. Difficile rivedere il nome di Carlo Cottarelli, molto più probabile come ministro però, mentre nelle ultime ore sembra avanzare Enrico Giovannini, ex presidente Istat, ex ministro del Lavoro nel governo Letta, particolarmente focalizzato sui temi sociali e ambientali, cosa che potrebbe persuadere il M5S.

Più indietro, ma ugualmente quotati, i nomi dell’ex presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone e quello di Massimo Bray, ex ministro dei Beni Culturali nel governo Letta e oggi a capo della Treccani. Altro nome caro ai 5 Stelle è quello del giudice costituzionale Sabino Cassese.

Il totoministri

Altrettanto delicata la questione dei ministeri. Tra conferme e novità, i rumors riportano elementi interessanti. Come quello che vede Alessandro Di Battista a capo del ministero del Lavoro, al posto di Di Maio. Ipotesi comunque di difficile realizzazione: il pentastellato, al momento attuale, non gradirebbe lavorare al fianco dei Dem. Di Carlo Cottarelli abbiamo già parlato: più lontana la possibile premiership, ma molto più vicino la poltrona più ambita di un ministero, quello dell’Economia, ciò sempre che Tria venga messo fuori. Agli Affari Esteri ecco rispuntare il nome di Paolo Gentiloni, mentre alla Difesa dovrebbe essere confermata Trenta, che ha spesso polemizzato con Salvini durante la legislatura giallo-verde.

Alla Giustizia rischia di esserci una piccola bagarre, perché se da un lato i 5 Stelle vorrebbero la conferma di Bonafede, i Dem dovrebbero spingere per sostituirla con Andrea Orlando, che ha già ricoperto quel ruolo. Alberto Bonisoli potrebbe essere confermato ai Beni Culturali, mentre per l’Istruzione avanza il nome di Franceschini. Molto delicata la questione delle Infrastrutture: Di Maio potrebbe spingere per mantenere Toninelli, ma allo stato attuale delle cose è probabile che questi venga sostituito, seppur sempre da un esponente del Movimento, come potrebbe essere l’ingegnere triestino Stefano Patuanelli. Cambio di nome anche al ministero della Salute, dove la dem Simona Malpezzi potrebbe prendere il posto di Giulia Grillo.

Per ultimo abbiamo lasciato il ministero della discordia, quel Viminale che Salvini sarà costretto a lasciare. Al suo posto ci potrebbero andare Marco Minniti (PD) o il capo della Polizia Franco Gabrielli, ma è anche possibile che al posto di Salvini ci sia Di Maio, che dal Lavoro passerebbe così all’Interno: uno schiaffo simbolico che saprebbe certamente di beffa per il leader leghista.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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