Evasometro 2019: conto corrente, titoli e cassette di sicurezza. I rischi

Pubblicato il 11 Settembre 2019 alle 12:59 Autore: Daniele Sforza

Evasometro 2019, un ulteriore strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale. Ecco chi rischia.

Evasometro 2019: conto corrente, titoli e cassette di sicurezza. I rischi

La lotta contro l’evasione fiscale si avvale di un nuovo strumento denominato evasometro, che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione per monitorare e valutare le eventuali irregolarità fiscali non solo da parte di aziende e imprenditori, ma anche da parte di privati cittadini. Grazie a questo strumento l’Agenzia delle Entrate sta controllando le movimentazioni di diversi contribuenti. L’estensione alle persone fisiche è stata avviata a partire dal 2 settembre 2019, visto che in precedenza l’evasometro già esisteva (è stato introdotto dal governo Monti), ma solo in versione sperimentale e nei confronti delle aziende.

Evasometro 2019: cos’è e come funziona

L’evasometro si basa su un algoritmo la cui finalità è quella di incrociare le movimentazioni bancarie dei contribuenti e quindi confrontarle con i redditi dichiarati annualmente. Qualora la soglia tra le entrate e le uscite risulti sbilanciata da un lato o dall’altro, allora potrebbero partire accertamenti fiscali, espletati tramite la Guardia di Finanza. In questo modo l’evasometro va a denotare gli squilibri tra spese ed entrate monitorando movimenti legati non solo al conto corrente o al conto deposito, ma anche alle carte di credito, alle giacenze medie, i saldi iniziali e finali, i flussi legati alle entrate e alle uscite, i titoli posseduti ed eventuali prodotti finanziari sui quali si è investito.

Evasometro 2019: quando arriva l’accertamento fiscale

Una volta partito l’accertamento fiscale, il contribuente avrà la possibilità di sostenere un apposito contradditorio durante il quale avrà facoltà di sostenere le proprie tesi, mostrando le prove documentali e tutte le carte necessarie che vadano ad attestare la propria “innocenza fiscale” contestata dal relativo accertamento. Tuttavia, qualora la documentazione presentata non sia valutata necessaria a giustificare l’anomalia riscontrata, allora il soggetto vittima dell’accertamento potrebbe essere tenuto a versare la relativa tassazione sullo squilibrio evidenziato.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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