Numero massimo partite Iva a persona: quante se ne possono avere

Pubblicato il 14 Ottobre 2019 alle 10:54 Autore: Daniele Sforza

Quant’è il numero massimo di partite Iva a persona che si possono avere? Andiamo a rispondere cercando di risolvere questo interrogativo.

Numero massimo partite Iva
Numero massimo partite Iva a persona: quante se ne possono avere

Quando si lavora e si percepisce una retribuzione, quest’ultima è quasi sempre tassata. I lavoratori dipendenti ricevono la busta paga mensile, mentre i lavoratori autonomi sono titolari di una partita Iva. Chi guadagna massimo 5.000 euro lordi annui, può operare per la ritenuta d’acconto, a condizione che la sua attività professionale sia occasionale. A ogni modo, chi non è dipendente generalmente è titolare di una partita Iva, ma se lo stesso svolge due attività differenti può aprire due partite Iva?

Numero massimo partite Iva: come funziona

In Italia non è possibile svolgere due o più attività differenti con la stessa partita Iva. Generalmente, quando la si apre, si deve spuntare l’attività professionale stabilita. Ad esempio, un grafico non potrà anche operare come meccanico, tanto per fare un esempio. Ma è veramente così? In realtà è possibile avere due partite Iva, ma la situazione è più complessa.

Ditta individuale e persona giuridica: le differenze

Quando si parla di partita Iva si deve distinguere tra lavoratore autonomo titolare di una ditta individuale e persona giuridica. Il primo è un libero professionista che esercita un’attività e che è titolare di se stesso. La seconda, invece, può essere titolare di una ditta individuale, o di capitali o di persone: anche quest’ultimo è titolare di partita Iva e risponde direttamente della ditta di cui è titolare.

Numerazione unica fatture se doppia attività è nella stessa impresa

In base alla legge italiana, un soggetto non può avere due partite Iva, ma al tempo stesso può svolgere due attività professionali differenti. Come spiega Davide Luciani su La Legge Per Tutti, la legge non vieta allo stesso soggetto di avere due attività distinte, “fatturando comunque sempre con la stessa partita Iva”. E questo significa che “eventuali attività tra loro differenti, gestite dal medesimo contribuente, si possono mischiare: la fattura viene emessa sempre dallo stesso soggetto, che dovrà al contempo rispettare anche la numerazione”.

Per avviare una seconda attività professionale, bisognerà inoltrare apposita comunicazione all’Agenzia delle Entrate e, entro un mese, alla Camera di Commercio. Si dovrà quindi scegliere se optare per un unico trattamento fiscale (è sempre la persona giuridica, e non la partita Iva, che risponde per la propria attività). Se si tratta di due attività svolte nella stessa impresa, l’imposta sul valore aggiunto andrà comunicata e liquidata tramite cumulo. Il soggetto Iva dovrà tenere una numerazione unica per le fatture emesse con entrambe le attività.

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Ditta individuale e lavoro d’impresa: come distinguere

Se invece il soggetto svolge sia lavoro autonomo sia lavoratore d’impresa, e risulti così sia libero professionista titolare di ditta individuale, sia persona giuridica, avrà l’obbligo di separare anche fiscalmente le attività professionali svolte. In questo caso, al momento della dichiarazione reddituale, bisognerà compilare un rigo per ogni gruppo di settore, quindi per ciascun codice Ateco prescelto al momento dell’apertura della partita Iva o della scelta della seconda attività.

La questione risulta comunque abbastanza complessa, e a volte capita di imbattersi in alcuni interrogativi di difficile risoluzione. Per tale motivo, e visto che i casi possono differire da singolo lavoratore a singolo lavoratore, è sempre meglio consultarsi con il proprio commercialista di fiducia.  

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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