Pensioni ultima ora: reversibilità e assegno invalidità, i tagli da gennaio

Pubblicato il 28 Dicembre 2019 alle 17:18 Autore: Giuseppe Spadaro

Pensioni ultima ora, i tagli su pensioni di invalidità e di reversibilità in presenza di altri redditi. Le cifre aggiornate per il 2020.

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Pensioni ultima ora – Come spesso raccontiamo nei nostri articoli, la materia previdenziale è ricca di molte sfaccettature. Se da un lato nell’ultimo anno si è molto parlato di Quota 100, degli effetti e delle conseguenze della sua introduzione, è anche vero che ci sono molti altri aspetti pensionistici che riguardano tanti cittadini su cui c’è minore intensità informativa sebbene gli stessi riguardino moltissimi cittadini.

Tagli per le pensioni di invalidità in presenza di redditi da lavoro: le soglie

Anche nel 2020, come succede ormai da anni, chi accede a pensione di invalidità e pensione di reversibilità vedrà diminuire l’importo del proprio assegno a fronte di altre entrate. Sul fronte pensione di invalidità, chi percepisce altri redditi da lavoro pari o in maniera superiore a 4 volte il trattamento minimo – quindi a circa 2.100 euro (2.060€) – vedrà diminuita la propria pensione di un quarto (25%). Percepirà dunque il 75%. Chi ha redditi da lavoro superiori per 5 volte al trattamento minimo – poco sopra la soglia dei 2.500 euro (2.570€ circa) – vedrà l’assegno diminuito del 50%. Praticamente dimezzato.

Pensioni ultima ora, sulle pensioni di reversibilità

Dalla pensione di invalidità passiamo alla pensione di reversibilità. In presenza di redditi Irpef e/o da lavoro dei superstiti superiore a 3 volte rispetto al trattamento minimo annuo il taglio è pari al 25%. Un taglio del 40% si applicherà invece per coloro che hanno un reddito compreso tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo. Quando invece si superano i 2.570€ mensili pari a 33.400€ annui (circa), l’assegno spetta solo per la metà.

Il commento di Giorgia Meloni

Pensioni ultima ora – Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha attaccato il governo in carica accusandolo di una mossa contro i pensionati sebbene, è il caso di sottolineare, la norma sia in vigore dal 1996 e la circolare Inps si è limitata ad aggiornare le soglie economiche (lasciando inalterate le percentuali) sulla base dell’aggiornamento che prende in considerazione i dati Istat sull’inflazione. Tuttavia Meloni ha colto l’occasione per criticare nuovamente una misura che ritiene profondamente ingiusta: il reddito di cittadinanza.

Qualche settimana fa a proposito del reddito di cittadinanza Meloni ha chiarito il suo pensiero: “Bisogna aiutare chi è in difficoltà, ma il Reddito di Cittadinanza è culturalmente sbagliato. Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi no. Fa assistenza verso minori, disabili e anziani e per gli altri si occupa di creare lavoro”. E ancora: “Non sono d’accordo con il Reddito di Cittadinanza perché così come è configurato non dà una mano a chi ha più bisogno e non aiuta a trovare lavoro. Il paradosso è che un 35enne che può lavorare prende 780 euro, mentre un disabile un’invalidità di 270 euro”.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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