Voto Senato a 18 anni: cosa dice la proposta e da chi proviene. Lo scopo

Pubblicato il 19 Gennaio 2020 alle 13:00 Autore: Claudio Garau

Voto Senato a 18 anni: quali sono i contenuti dell’emendamento in materia, chi l’ha promosso e qual è la finalità. Ecco le novità in arrivo.

Voto Senato a 18 anni cosa dice la proposta e da chi proviene. Lo scopo
Voto Senato a 18 anni: cosa dice la proposta e da chi proviene. Lo scopo

È notizia di questi giorni: a breve il voto per il Senato sarà esteso anche ai diciottenni. Ma non solo, si potrà essere eletti in Senato a 25 anni di età. Vediamo più da vicino i dettagli dell’iter di riforma costituzionale, che consentirà anche ai giovanissimi di poter esprimere la loro preferenza politica per ciò che attiene alla composizione di palazzo Madama.

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Voto senato a 18 anni: ecco cosa cambia e chi l’ha voluto

Si tratta, evidentemente, di una svolta significativa e che ha già ricevuto l’approvazione della Camera la scorsa estate, in prima lettura. Ora la riforma costituzionale pare ormai procedere spedita verso l’attuazione: infatti, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha dato il via libera alla legge costituzionale che, attraverso un emendamento proveniente dal PD, di fatto equipara l’elettorato attivo e passivo del Senato, a quello della Camera. A questo punto, la decisione finale spetta all’Aula che, esprimendosi con la votazione, procederà alla definitiva approvazione della modifica della Costituzione. La finalità dell’emendamento in oggetto è quella di rendere effettiva una delle riforme incluse nel documento di impegni firmato dalla maggioranza per controbilanciare gli effetti del taglio dei parlamentari.

Secondo i promotori di tale riforma, si tratta del superamento di una situazione ormai anacronistica, in quanto di fatto verrebbe superata la condizione di non equiparazione di Camera e Senato, sul piano del potenziale bacino dell’elettorato, dato che – com’è noto – fino ad ora per votare al Senato occorreva e occorre aver compiuto 25 anni, mentre per essere candidati ed eventualmente eletti senatori, l’età minima richiesta è sempre stata pari a 40 anni (art. 58 della Costituzione). Secondo il deputato Parrini – principale artefice dell’emendamento -, con tale riforma, a milioni di giovani compresi tra i 18 e i 25 anni finalmente sarebbero riconosciuti gli stessi diritti politici di chi ha superato quella fascia di età.

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Se l’impulso verso tale novità è partito da un esponente PD, è altrettanto vero però che tale riforma è stata, in qualche modo, rivendicata anche da Fratelli d’Italia e Lega, le quali – avendo presentato emendamenti simili – si dichiarano soddisfatte per la modifica dell’elettorato passivo, possibile dai 25 anni di età. Fino ad ora soltanto i senatori di Forza Italia non hanno partecipato al voto e si sono astenuti.

È presto per dire se tale estensione del diritto di voto e dell’elezione come senatore potrà favorire una formazione politica piuttosto che un’altra: ciò che però appare come dato inconfutabile, è che l’emendamento rende la base elettorale assolutamente omogenea e identica, sia con riguardo alla Camera, sia con riguardo al Senato.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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