Armenia: la maggioranza traballa, l’opposizione se la gioca. Saranno elezioni libere?

Pubblicato il 10 Maggio 2012 alle 13:01 Autore: EaST Journal

Secondo Haroutiun Khachatrian, le elezioni del 2012 costituiscono una novità per l’Armenia, per diversi motivi. In primis, potrebbero essere le prime elezioni ad essere riconosciute come libere e democratiche dall’indipendenza della nazione caucasica. In secondo luogo, si tratta di elezioni competitive, per la prima volta, con una coalizione di opposizione che può costituire una credibile minaccia per il governo in carica.

 

Il governo ci ha messo la faccia, con la promessa di condurre “le elezioni più libere e trasparenti nella storia dell’Armenia moderna”, nelle parole del primo ministro Tigran Sargsyan. Le autorità non possono permettersi un fallimento come quello del 2008, anche in vista delle elezioni presidenziali del 2013, in cui il presidente Serzh Sargsyan punta alla rielezione. I partiti di governo hanno iniziato una campagna elettorale in grande stile, per conquistarsi nelle urne il sostegno della popolazione, anche se resta forte la tentazione dell’uso delle “risorse amministrative” (brogli, corruzione e voto di scambio) per ammorbidire la competizione.

Una coalizione di governo in equilibrio instabile

La stessa coalizione tripartita che sostiene il governo di Tigran Sargsyan ha un futuro incerto, con un partito, Armenia Prospera, che è molto attivo in campagna elettorale, mentre il terzo, Stato di Diritto, rischia di restare fuori dalla nuova Assemblea Nazionale.  Il partito Dashnak (la Federazione Rivoluzionaria Armena), che aveva inizialmente sostenuto il governo, se ne era poi allontanato a partire dal 2009. Tuttavia, grazie ad una maggioranza stabile, i due Sargsyan sono riusciti finora ad attraversare indenni l’impatto della crisi finanziaria e delle proteste post-elettorali. Tuttavia, la coalizione di governo è apparsa in più momenti come sfibrata, divisa e senza una visione comune. Anche se la maggioranza dovesse essere confermata, negoziare un nuovo accordo di governo tra due partner con trend elettorali opposti potrebbe non essere facile.

Il partito di maggioranza relativa dovrebbe restare il Partito Repubblicano Armeno (HHK), fondato nel 1990 e oggi considerato il partito dell’establishment: funzionari, nomenklatura e oligarchi compresi. L’immagine riformista e tecnocratica di Tigran Sargsyan ha giovato al partito, tuttavia le sue liste elettorali sembrano redatte secondo il “manuale Cencelli”. L’HHK nel 2007 aveva raccolto il 33% dei voti e punta a mantenere il livello, nonostante preveda di perdere qualche seggio.

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