Pensione anticipata a carico dell’azienda: cosa potrebbe cambiare

Pubblicato il 28 Febbraio 2020 alle 13:10 Autore: Guglielmo Sano

Pensione anticipata: negli ultimi tempi si stiano sviluppando alcune modalità “inusuali” di utilizzo dello strumento introdotto nel 2011

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Pensione anticipata a carico dell’azienda: cosa potrebbe cambiare

La pensione anticipata consente ai lavoratori l’uscita dal lavoro prima di aver raggiunto l’età necessaria per usufruire della pensione di vecchiaia. Da segnalare come negli ultimi tempi si stiano sviluppando alcune modalità “inusuali” di utilizzo dello strumento introdotto nel 2011.

Pensione anticipata: i requisiti necessari

Se non si è ancora raggiunta l’età anagrafica necessaria per la pensione di vecchiaia, è possibile comunque uscire dal lavoro nel caso in cui siano stati versati un certo numero di anni di contributi. Questo è fissato per gli uomini a 42 anni e 10 mesi e a 41 anni e 10 mesi per le donne. Da segnalare a questo punto come con la Legge di Bilancio per il 2020 non sia stato rinnovata l’Assegno pensionistico volontario, un’altra opportunità che consentiva il pensionamento anticipato dei lavoratori.

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Nel 2019, era destinato a chi aveva raggiunto i 63 anni e 5 mesi di età e almeno 20 anni di contributi con prima rata della pensione pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo Inps. La cosiddetta Ape volontaria prevedeva l’erogazione di un “reddito ponte” – finanziato dall’Inps o da alcune banche – per un periodo variabile dai 6 ai 43 mesi, cioè fino al conseguimento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia. Il lavoratore avrebbe restituito l’importo attraverso un piano ventennale di trattenute applicate al trattamento previdenziale. Ormai appartiene al passato anche la versione aziendale dell’Ape che, in breve, veniva finanziata dai datori di lavoro

Accordo con l’azienda e pre-pensionamento “fai-da-te”

In mancanza di strumenti strutturali per usufruire della pensione anticipata, se ne stanno sviluppando degli altri decisamente più informali. Per esempio, non è raro che le aziende, così da poter rinnovare gli organici, propongano di farsi carico delle spese relative al riscatto della laurea di un lavoratore a cui manca poco per soddisfare il requisito contributivo.

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Un’altra tendenza che sembra diffondersi sempre più quella che alcuni esperti cominciano a chiamare pre-pensionamento “fai-da-te”. In cosa consiste? Sostanzialmente, si transita attraverso la disoccupazione prima di andare in pensione: in alcuni casi, fatti gli opportuni calcoli, datore di lavoro e lavoratore si accordano per far scattare il licenziamento, il che permetterà di ricevere Naspi e Reddito di cittadinanza fino allo scattare della pensione.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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