Dati personali sul web: quanto valgono e chi li usa davvero

Pubblicato il 5 Marzo 2020 alle 10:57 Autore: Daniele Sforza

Ma quanto valgono i dati personali che si trovano sul web e chi sono i principali utilizzatori? Quali le finalità? Una breve disamina.

Dati personali sul web quanto valgono
Dati personali sul web: quanto valgono e chi li usa davvero

Si fa un gran parlare di dati personali, ma forse in pochi ne comprendono davvero il valore. Quando ad esempio forniamo senza problemi le autorizzazioni nel momento in cui apriamo un sito web. Oppure quando ci iscriviamo su un social network. I dati personali valgono molto perché raccontano la nostra identità, le nostre abitudini ed i nostri comportamenti sul web, e soprattutto il nostro orientamento al consumo. I dati personali sono la vera moneta (quella più preziosa) che circola su internet, ma sul tema sembra esserci ancora poca consapevolezza.

Dati personali sul web: cosa sono esattamente

Per definire i dati personali non possiamo non fare riferimento a quanto spiegato dal Garante Privacy. Si tratta delle informazioni che identificano o comunque rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica e possono fornire informazioni sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le relazioni personali, le condizioni di salute e il suo profilo economico.

Di fondamentale importanza sono le seguenti tipologie di dati:

  • Dati che permettono l’identificazione diretta (dati anagrafici, ad esempio) e quelli che consentono l’identificazione indiretta (codice fiscale, ad esempio);
  • Dati sensibili, che rivelano l’origine razziale o etnica, la religione, le opinioni politiche, la vita sessuale, i dati genetici;
  • Dati giudiziari, che riguardano condanne penali e reati.

Vi sono poi altri dati la cui importanza non è da sottovalutare, ovvero quelli riguardanti le comunicazioni elettroniche (internet e telefono) e quelli relativi alla geolocalizzazione, che puntano ai luoghi frequentati o nei quali ci si sposta.

Interessato, Titolare e Responsabile: altre definizioni

Il Garante Privacy fornisce poi le definizioni delle cosiddette parti in gioco relativamente alla sfera dei dati personali.

  • Interessato: la persona fisica a cui si riferiscono i dati. Il trattamento dei dati in questo caso può riguardare il codice fiscale o l’indirizzo del domicilio del soggetto “interessato”.
  • Titolare: la persona fisica, l’autorità pubblica, l’impresa, l’ente pubblico o privato, l’associazione che adotta le decisioni sugli scopi e sulle modalità del trattamento.
  • Responsabile: la persona fisica o giuridica alla quale il titolare richiede di eseguire per suo conto specifici e definiti compiti di gestione e controllo per suo conto del trattamento dei dati.

Quanto valgono i dati personali?

In un interessante articolo pubblicato su Panorama, Alessandro Curioni ci parla del valore dei dati personali. Stando a uno studio condotto dal Technology Policy Institute in sei Paesi diversi (USA, Germania, Argentina, Messico, Colombia e Brasile) sembra che l’informazione più importante per gli utenti del campione interrogato riguarda il saldo del proprio conto corrente, informazione “che mediamente sarebbe venduta per poco più di otto dollari al mese”). Seguono le impronte digitali e la posizione geografica (dal valore di meno di 2 dollari). C’è dunque ancora scarsa consapevolezza del valore dei nostri dati e soprattutto di quali sono i dati veramente più importanti che le società di cyber-security (settore in forte crescita ed espansione per ovvi motivi) tendono a voler tutelare con tecnologie sempre più sofisticate?

Ma i dati personali devono essere messi al sicuro non solo dai criminali informatici, ma anche dai privati cittadini. Sempre Curioni cita l’esempio di una dipendente di banca che “aveva interrogato dei conti correnti senza alcuna ragione di servizio e per questo motivo era stata licenziata per giusta causa”, licenziamento poi confermato dalla Corte di Cassazione perché “l’istituto di credito aveva fornito tutte le opportune delucidazioni rispetto all’uso delle informazioni raccolte durante l’attività lavorativa e il loro successivo utilizzo per lo svolgimento di controlli”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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