Il Pd: una continuazione (ben riuscita) del Pci?

Pubblicato il 8 Maggio 2010 alle 04:07 Autore: Bertram Wooster

Eppure una differenza c’è, ed è notevole. Mentre il Pci alla sua sinistra ha avuto sempre forze residuali (almeno dal punto di vista elettorale), quasi mai superiori al 2 per cento, il Pd invece deve confrontarsi, alla sua sinistra, con liste che ammontano a circa il 6%. Senza voler inserire nel conto la lista Di Pietro, che pure di fatto fa concorrenza elettorale “da sinistra”, e che vale tra il 7 e l’8%, e Grillo, che ha dimostrato alle ultime Regionali di pescare soprattutto a sinistra (come dimostra il caso dell’Emilia-Romagna).

Proviamo ora a fare un analisi in ambito locale. Come termine di paragone useremo le Regionali del 1990, ultima prova elettorale del Pci unito – seppur già dilaniato da un durissimo dibattito congressuale, e dalla scissione ormai vicina. Condizioni obiettivamente sfavorevoli, ma certo non molto più difficili di quelle che hanno contrassegnato l’ultima campagna elettorale del Pd. Facciamo il confronto Regione per Regione. Al Pd aggiungeremo i 2/3 delle percentuali ottenute dalle liste dei candidati presidenti, in considerazione del fatto che il Pd ha rappresentato circa i 2/3 (ma spesso di più) delle coalizioni che sostenevano i diversi presidenti.

Piemonte: 22,8% (Pci) – 25,4% (Pd)

Lombardia: 18,8% (Pci)- 22,9% (Pd)

Veneto: 15,6 % (Pci) – 20,3% (Pd)

Liguria: 28,4% (Pci) – 30,8 % (Pd)

Emilia: 42,1% (Pci) – 40,6% (Pd)

Toscana: 39,8 % (Pci) – 42,2 (Pd)

Marche: 30 %(Pci) – 31,1% (Pd)

Umbria: 38,3% (Pci) – 36,2 (Pd)

Lazio: 23,8% (Pci) – 27,4% (Pd)

Campania: 16,7% (Pci) – 21,4% (Pd)

Puglia: 18,7% (Pci) – 24,4% (Pd)

Basilicata: 19,2% (Pci) – 27,1 %(Pd)

Calabria: 19,4% (Pci) – 20,4 % (Pd)

Come si vede, i risultati del Pd 2010 sono stati generalmente migliori di quelli del Pci 1990, tranne che in pochi casi (Emilia, Umbria). Il miglioramento è particolarmente evidente nelle regioni “non rosse”.

Analizzati i dati, cosa possiamo concludere?

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