Sanatoria assegni postdatati per l’emergenza sanitaria: in che modo?

Pubblicato il 25 Marzo 2020 alle 17:00 Autore: Claudio Garau

Sanatoria assegni post-datati per emergenza coronavirus: tante le attività chiuse per il blocco deciso dal Governo. Cosa potrebbe succedere a tali assegni?

Sanatoria assegni postdatati per l'emergenza sanitaria in che modo
Sanatoria assegni postdatati per l’emergenza sanitaria: in che modo?

In quest’ultimo periodo – come ben sappiamo – all’emergenza sanitaria si è aggiunto, a danno di imprese e liberi professionisti, il problema del blocco dell’attività economica in essere. Tale pregiudizio, legato non solo alla diffusione del coronavirus, ma anche alle decisioni politiche di limitare gli spostamenti e chiudere tutte le attività non considerate “essenziali”, si sta rivelando davvero gravoso per i cittadini che operano nel mondo del commercio o dell’impresa e industria in generale. Le ripercussioni di tale situazione sono rintracciabili anche in materia di assegni e nello specifico in caso di emissioni dei cosiddetti “assegni post-datati“. Vediamo di seguito più da vicino le dimensioni del fenomeno e cerchiamo di capire se è davvero possibile una sanatoria degli assegni post-datati, causa coronavirus.

Se ti interessa saperne di più sull’assegno di mantenimento per il figlio all’università, e quando decade il correlato diritto, clicca qui.

Sanatoria assegni post-datati: il contesto di riferimento

Prima di affrontare l’ipotesi di un’eventuale sanatoria degli assegni post-datati, ricordiamo che cos’è e a quale funzione è orientato un assegno di questa tipologia.

L’assegno, di per sé, è un titolo di credito con il quale il debitore impone alla propria banca di versare una certa cifra, inclusa nel titolo di credito stesso, verso la persona alla quale l’assegno è intestato. Quando un assegno è valido? Ebbene, per esserlo deve recare alcuni requisiti imprescindibili:

  • il nome della banca (trattario);
  • la denominazione di assegno bancario;
  • il beneficiario;
  • l’importo in cifre e in lettere;
  • l’ordine di pagamento;
  • il luogo e la data di emissione;
  • la firma del correntista (traente).

Nella prassi dei rapporti commerciali, succede però che il debitore immetta nell’assegno una data successiva e posteriore rispetto alla data di materiale consegna del titolo di credito all’intestatario/creditore. In tali circostanze, l’assegno è detto post-datato. Fino ad alcuni anni fa tale pratica era considerata un vero e proprio reato, ma a partire dal Decreto Legge n. 507 del 1999, l’emissione di tale assegno è stata depenalizzata, con la conseguenza che oggi tale pratica rientra nel piano dei meri illeciti amministrativi: è infatti un’evasione dell’imposta di bollo. Anzi, la post-datazione come illecito amministrativo impone il versamento dalla tassa evasa ed anche possibili sanzioni amministrative.

Nella situazione attuale, dominata dall’emergenza coronavirus, ecco allora emergere conseguenze non di poco conto anche per tale categoria di titoli di credito, tanto da ipotizzarsi una sanatoria assegni post-datati. Infatti, con la chiusura obbligatoria delle attività, fabbriche, studi e negozi sparsi per l’Italia, ora molti lavoratori si trovano in difficoltà anche economica: nel periodo anteriore alla diffusione del morbo, avevano infatti utilizzato lo strumento dell’assegno post-datato per pagare i propri fornitori abituali – ricordiamo che lo strumento è teoricamente ancora vietato, ma ciò nonostante è usato nella prassi dei rapporti economici – e adesso non riescono a onorare tali assegni, perché senza la necessaria liquidità.

Detto in altre parole, qualora il beneficiario andasse in banca per incassare la somma collegata, essa si troverebbe costretta a comunicare al creditore che manca la provvista idoneità, vale a dire il denaro destinato a coprire ed a saldare il debito del cliente verso il fornitore. Le conseguenze per il debitore sarebbero così inevitabili.

Assegni post-datati non pagati: quali conseguenze per il debitore?

È chiaro che, in una situazione normale – e non in piena emergenza sanitaria – per il commerciante/imprenditore che non ha liquidità, i rischi non sono di poco conto. Ricordiamoli in breve:

  • eventuale pignoramento dei beni del proprio patrimonio per la quota dell’assegno non pagata;
  • impossibilità di redigere ulteriori assegni per un quinquennio;
  • inserimento nel registro cattivi pagatori;
  • pagamento delle sanzioni pecuniarie previste;
  • iscrizione nella Cai (centrale di allarme interbancaria).

Insomma, nelle circostanze in cui un assegno post-datato non sia poi onorato, si viene “segnalati” e il protesto diventa una conseguenza assai probabile e dannosa per l’attività del professionista, imprenditore o commerciante. Infatti, l’atto di protesto è quell’atto pubblico, scritto da un notaio, un ufficiale giudiziario o segretario comunale, con cui è certificato e attestato il mancato pagamento di un assegno presentato per l’incasso. Ecco allora che, in fase di emergenza sanitaria, si discute di una eventuale sanatoria degli assegni post-datati che, come detto, sono comunque usati nella prassi.

Se ti interessa saperne di più sull’esistenza eventuale di un limite massimo all’apertura di più conti correnti bancari o postali, clicca qui.

La proposta di sanatoria in materia

A questo punto diventa legittimo domandarsi se, nelle recenti misure adottate dal Governo, ce ne sono alcune destinate allo specifico problema dell’emissione degli assegni post-datati cui non è seguito il pagamento, causa mancanza di liquidità dovuta alla chiusura delle attività. Ebbene, in materia di eventuale sanatoria assegni post-datati, nel decreto Cura Italia non compare nulla.

Tuttavia, una proposta in tal senso viene da un deputato della Lega Domenico Furgiuele, che sottolinea il dovere di intervenire anche in merito agli assegni post-datati che, pur non squisitamente conformi alla legge, sono tuttavia applicati spesso nel mondo delle piccole e medie imprese e in particolar modo nei rapporti di fornitura. Anche la prassi bancaria li ha ormai accolti. Insomma, secondo il Carroccio occorre emendare il decreto Cura Italia, per evitare i protesti e l’iscrizione in centrale rischi degli assegni impagati per mancanza di liquidità. Si tratterebbe di una sanatoria di durata temporanea, per fronteggiare un’emergenza che ha condotto a una temporanea assenza di fondi, causa chiusura delle attività.

Concludendo, sulla stessa linea non può non essere segnalato che la Regione Sicilia ha già deciso di presentare un emendamento ad hoc al decreto Cura Italia: la finalità è quella appunto di ottenere una sanatoria a tempo determinato (si parla di sei mesi), in modo che gli assegni post-datati non siano oggetto di protesto e di iscrizione nelle black-list. Vedremo nei prossimi giorni se tali proposte davvero cambieranno il contenuto dei provvedimenti adottati recentemente dal Governo.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
Tutti gli articoli di Claudio Garau →