Distanza di sicurezza: treni, bus e metropolitane, no entrate a turni

Pubblicato il 29 Aprile 2020 alle 14:38 Autore: Daniele Sforza

Come funzionerà la distanza di sicurezza sui mezzi di trasporto pubblici come treni, autobus e metropolitane? Come saranno contingentate le entrate?

Distanza di sicurezza bus treni e metro
Distanza di sicurezza: treni, bus e metropolitane, no entrate a turni

Mentre a Roma è attesa per oggi, mercoledì 29 aprile 2020, l’ordinanza sulla fase 2 dei trasporti, a Milano si discute già ampiamente su come ci si muoverà a partire dal 4 maggio, data in cui gli spostamenti torneranno a essere maggiori rispetto alle settimane precedenti. La distanza di sicurezza di almeno 1 metro? Impossibile. Necessario quindi indossare la mascherina, altrimenti non sarà possibile soddisfare l’esigenza del trasporto pubblico, a patto di compensarla con mezzi privati (auto, bici, etc.). Sostanzialmente, come riporta il Corriere, il distanziamento di sicurezza (di almeno 1 metro) potrà soddisfare il 25-30% della capacità del trasporto pubblico, di certo inferiore ad almeno il 50% dell’effettivo fabbisogno che si registrerà nel mese di maggio. Il rischio è quello di creare assembramenti, con tutte le conseguenze pericolose del caso. Ma la mascherina da sola sarà sufficiente? Come ben sappiamo la mascherina chirurgica protegge gli altri da se stessi, ma non se stessi dagli altri (a differenza, ad esempio, della FFP2).

Distanza di sicurezza potrebbe essere problematica

Per dar voce alle criticità che inevitabilmente emergeranno nei prossimi giorni, il presidente di Agens e direttore generale di Atm Arrigo Giana, di concerto con il presidente di Ferrovie Nord Milano Andrea Gibelli (Asstra), hanno scritto alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli al fine di revisionare le nuove regole di accesso al trasporto pubblico. Nella comunicazione si chiede che la distanza di sicurezza sia rimpiazzata dall’obbligo di utilizzare la mascherina, “rigorosamente applicato”. Anche il segretario mondiale delle associazioni di trasporto Uitp Mohamed Mezghani lancia un allarme: “La distanza fisica nel trasporto pubblico può significare la fine della mobilità sostenibile”. Il problema è da affrontare, perché ci sono dei limiti su cui non si è ancora ragionato, e soprattutto non riguarda solo la città di Milano, ma anche tutte le altre grandi città del Paese. E l’incentivo allo smart working, da solo, potrebbe non bastare.

“Lavorare per ridurre la domanda di trasporto pubblico”

“Stiamo semplicemente chiedendo se sia possibile valutare la possibilità di tutelare la salute dei passeggeri con la sola mascherina togliendo il distanziamento”, ha affermato Giana. In caso di impossibilità si dovrà lavorare nella direzione di ridurre considerevolmente della domanda, altrimenti il sovraffollamento sarà inevitabile. Altro aspetto su cui si può lavorare, come auspicato dal governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, è l’eliminazione dell’attuale concetto di ora di punta, attraverso una estensione dei turni di lavoro su 7 giorni lavorativi, anziché su 5.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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