Piano Colao per il rilancio: “Cento progetti per l’Italia”

Pubblicato il 1 Giugno 2020 alle 15:00
Aggiornato il: 24 Giugno 2020 alle 23:32
Autore: Eugenio Galioto

Piano Colao per il rilancio.Tutte le anticipazioni diffuse dalla ciroclazione della bozza tra Fondo per lo Sviluppo, ricapitalizzazioni, investimenti in R&S

Uomo di affari si stringe il nodo alla cravatta

Piano Colao per il rilancio: “Cento progetti per l’Italia”

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Venti obiettivi e un centinaio di proposte concrete: è questo il Piano di rilancio di Vittorio Colao, pronto per essere consegnato nei prossimi giorni sul tavolo di Palazzo Chigi.

In un’intervista a Repubblica rilasciata il 27 maggio, il dirigente della Task force per l’emergenza coronavirus, fortemente voluto dal Premier Conte, è convinto che sia giunto il momento “di far ripartire il Paese, trasformando il rilancio economico e sociale in un’occasione per disegnare il futuro e tenendo a mente una cosa fondamentale: i costi inevitabili e altissimi che dovremo affrontare per questa crisi possono, anzi debbono, essere trasformati in investimenti”. 

Per Vittorio Colao si tratterebbe nel breve termine di “investire per ripartire e mantenere la coesione sociale”, mentre “nel più lungo periodo gli investimenti devono servire a disegnare un’Italia più efficiente e migliore per le nuove generazioni”; il che si traduce in uno sforzo “per ammodernare e rinforzare e rimuovere problemi e arretratezze del Paese”

Molteplici sono gli obiettivi del Piano Colao. Innanzitutto, “una radicale trasformazione della pubblica amministrazione attraverso le tecnologie digitali” per trasformarla in “un alleato dei cittadini e delle imprese”.

Colao è fermamente convinto che con la digitalizzazione si possano “eliminare molti elementi di burocrazia difensiva o oppressiva che a volte vengono giustamente lamentati, per esaltare invece gli elementi di servizio”.

Accanto alla digitalizzazione, ricorre nel Piano di Colao un altro tema caro al Presidente Conte: la semplificazione e lo snellimento della burocrazia. “Molti interventi che raccomandiamo richiedono semplificazioni di norme, non cambiamenti di policy, ma proprio semplificazioni” – ha specificato Vittorio Colao nell’intervista, perché in Italia vi sarebbe “una stratificazione di norme e complicazioni quasi geologica”.

Piano Colao: in cosa consiste, le anticipazioni

Anticipazioni sul Piano di ripresa economica dell’Italia d Colao sono state fatte circolare da Milano Finanza che ne ha riportato il programma e gli obiettivi. I punti principali sono:

  • Pace fiscale e piena deducibilità degli aumenti di capitale
  • Benefici fiscali per le aziende con obiettivi di crescita dimensionale
  • Creazione di un fondo di sviluppo pubblico
  • Modifica delle procedure fallimentari.

Queste linee guida del Piano di Colao verranno illustrate i prossimi giorni a Palazzo Chigi con la prospettiva di renderle operative nel 2022.

Si tratta di un massiccio progetto di sostegno alla ricapitalizzazione delle grandi imprese per renderle più competitive e accrescerne la dimensione internazionale. Non si tratterebbe, dunque, di agire semplicemente attraverso la leva fiscale, considerati il rapporto debito pubblico/Pil e la spesa corrente della Pubblica Amministrazione.

Il fattore di debolezza del sistema industriale italiano, secondo quanto si può apprendere dal Piano di Colao, consiste nella rigidità finanziaria che caratterizza il tessuto della piccola e media impresa italiana, legata strutturalmente alle risorse delle famiglie e delle banche.

Ciò è anche il motivo per cui le crisi finanziare in Italia durano più a lungo, con maggiori danni per i creditori e costi molto più elevati rispetto agli altri Paesi.

Per questo la Task force dell’ex manager di Vodafone ha messo a punto un Fondo per lo Sviluppo che avrà una dotazione di capitale compresa fra 100 e 200 miliardi di euro.

Il Fondo per lo Sviluppo e il rilancio dell’Impresa

Lo Stato, le regioni, le province, i comuni conferiranno al Fondo immobili, partecipazioni in società quotate e titoli. Inoltre, si prevede la possibilità di attingere persino dalle riserve auree della Banca d’Italia.

Secondo il Piano, il fondo sarà gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, come del resto sostiene da tempo una delle collaboratrici più in vista di Colao e del Premier Conte: Mariana Mazzucato.

Le quote della Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero essere messe a garanzia dei crediti erogati alle imprese, quindi assegnate alle banche e vendute agli investitori internazionali, nonché alla tessa Bce. I finanziamenti che la Cassa Depositi e Prestiti raccoglierà dall’operazione saranno investiti nelle imprese, nella fattispecie in quelle che investiranno in ricapitalizzazione, fusioni e acquisizioni e innovazione (specie per quanto riguarda l’industria 4.0).

Infatti, è proprio sull’impresa che si gioca la partita più importante: quella delle ricapitalizzazioni, delle fusioni e acquisizioni e degli incentivi per nuovi investimenti e per le innovazioni da realizzare attraverso la leva fiscale. Si tratterebbe di dedurre dalle tasse per i prossimi otto anni gli aumenti che verranno effettuati, al netto delle cedole. A questo il Piano di Colao aggiungerebbe una pace fiscale di tre anni.

Per favorire le fusioni e acquisizioni il Piano propone una deducibilità fiscale degli avviamenti in dieci anni, mentre per incentivare gli investimenti mirati all’innovazione e alla crescita interna delle aziende si pensa ad una deducibilità fiscale al 120%.

La parte del leone la fanno gli investimenti in Ricerca e sviluppo che potranno avere una deducibilità al 200%,.

I tecnici che hanno elaborato il Piano di Colao intendono premiare la crescita delle aziende, aumentandone le dimensioni e dunque la competitività: le imprese che in tre anni raggiungeranno il primo quartile di crescita delle imprese del settore verranno ricompensate con un taglio del 25% dell’aliquota fiscale per il biennio successivo.

Infine, sulle procedure fallimentari il Piano della Task force di Colao prevede che solo il prossimo anno potranno essere presentate ben 300mile procedure nei nostri tribunali. Per questo motivo, il Piano prevede un congelamento dei debiti e il coinvolgimento di esperti nominati dal Tribunale su indicazione dei creditori. Gli esperti avranno il compito di stilare un programma di prima riorganizzazione aziendale per la gestione della crisi; dopodiché entro sei mesi dovranno chiudere la procedura fallimentare e stabilire quindi il turnaround, la cessione o fusione o la liquidazione dell’impresa.

Fonte: L’EGO-HUB

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L'autore: Eugenio Galioto

Sociologo, un passato da ricercatore sociale e un presente da analista politico. Scrivo principalmente di economia e politica interna. Amo il jazz, ma considero l'improvvisazione qualcosa che solo i virtuosi possono permettersi.
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