Quando nel 102 d.C. i romani umiliarono gli ingegneri del 2020

Pubblicato il 24 Giugno 2020 alle 18:08 Autore: Nicolò Zuliani

Un aneddoto che dovrebbero insegnare al primo anno di ogni facoltà d’ingegneria e architettura.

Quando nel 102 d.C. i romani umiliarono gli ingegneri del 2020

Abbiamo parlato qualche giorno fa di come Traiano si fosse presentato all’opinione pubblica romana giustiziando il capo dei Pretoriani per una semplice questione d’onore – o di ereditarietà della vendetta. Una volta imperatore, non si era mai dimenticato del suo passato a difendere i confini di Roma. Si portava dietro le difficoltà, le miserie e i problemi dei soldati lontano.

Per questo, nel 103 d.C., ordinò che venisse costruito un ponte sul Danubio per permettere alle truppe in Dacia di ricevere meglio gli approvvigionamenti.

L’architetto imperiale che aveva ricevuto l’incarico era Apollodoro di Damasco, il quale sbiancò. L’ordine di Traiano era impossibile. C’era un motivo se nessuno aveva ancora costruito un ponte sul Danubio. Il fiume era largo oltre un chilometro, era profondo e con correnti fortissime. Con la tecnologia che abbiamo oggi sarebbe un’impresa molto complicata che richiederebbe anni di studi e altrettanti per realizzarlo. Apollodoro non aveva la tecnologia.

Come se non bastasse, il Danubio era nel cuore del territorio nemico.

Ma se l’imperatore di Roma in persona ti affida un compito, sai bene che il proseguimento della tua carriera e della tua vita potrebbero dipendere dal risultato, quindi Apollodoro si mise all’opera. Raggiunse il Danubio e ne percorse le rive studiando la posizione più adatta, poi in due anni ci costruì un ponte in legno su muratura di mattoni lungo oltre un chilometro composto da 20 archi, chiamandolo Ponte di Traiano.

Sulla sponda del Danubio depose una targa chiamata Tabula Traiana che recita:

L’imperatore Cesare Nerva Traiano Augusto, figlio del divo Nerva, vincitore dei Germani, quattro volte investito della potestà tribunizia, Padre della Patria, Console per la terza volta, scavando montagne e sollevando travi di legno ricostruì questa strada”.

La cosa divertente è che se non ci fossero ancora oggi i resti, nessuno degli storici successivi a Cassio Dione avrebbe mai creduto a una cosa del genere. Il ponte verrà in parte smantellato dal successore di Traiano, Adriano, perché lo considerava un punto debole delle frontiere, ma resta una grandiosa dimostrazione del fattore Giordano Bruno e di come l’uomo sia in grado di compiere imprese incredibili in tempi minuscoli, con la giusta motivazione.

Quando vediamo persone che non credono allo sbarco sulla luna, o si stupiscono della velocità con cui è stato ricostruito il ponte di Genova, non è soltanto perché non conoscono gli ingegneri, ma anche perché la Storia non gli è stata insegnata o gli è stata insegnata male. Nel ponte Traiano c’è tutta l’essenza di quello che è stato l’impero romano.

L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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