La Federazione della Sinistra a congresso

Pubblicato il 26 Novembre 2010 alle 07:34 Autore: Gabriele Bracci
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In primo luogo, la linea della Fds è dunque quella di rendersi disponibile ad un’alleanza democratica che per sconfiggere Berlusconi arrivi a comprendere anche l’Udc, ma non i finiani di Futuro e libertà, accusati di aver partecipato in modo organico per sedici anni alla compagine berlusconiana. L’idea – sostiene Ferrero – è quella di partecipare ad un’ampia coalizione che “liberi l’Italia dal berlusconismo e difenda la Costituzione”, senza però partecipare al governo in caso di eventuale vittoria.

Gli eletti nelle file della Federazione garantirebbero quindi l’appoggio esterno sui singoli provvidenti a partire dalla legge elettorale, senza però avere propri membri all’interno dell’esecutivo. Un’opzione, questa, che per essere realizzata – ferma restando l’attuale legge elettorale -, richiederebbe improbabili acrobazie di ingegneria elettorale, e forse, anche l’impossibilità di presentare proprie candidature al Senato, dove vige un premio di maggioranza su base regionale.

In secondo luogo si propone un patto di unità alle forze politiche che come Sel stanno alla sinistra del Pd ma che non fanno parte della Federazione. L’auspicio è che si possano creare in vista delle prossime amministrative delle liste comuni che mettano in risalto gli argomenti di unità anziché quelli di divisione. L’invito è implicitamente rivolto anche quelle forze politiche come “Sinistra critica” ed il Pcl di Marco Ferrando che, però, sembrano attualmente aver preso un’altra strada: la prima punta alla costruzione di un “polo anticapitalista” (non necessariamente “comunista”) sulla scia di quanto fatto in Francia da Olivier Besancenot; la seconda, similmente a quanto sostenuto da Bellotti, non considera praticabile ogni ipotesi di accordo con il centrosinistra.

Infine, l’auspicio di Claudio Grassi – e di quasi la totalità dei dirigenti dei Comunisti italiani – è quello che si possa arrivare in tempi brevi all’unione definitiva dei due partiti comunisti che attualmente compongono la Federazione. Sul punto però le resistenze, specialmente all’interno del Prc, non sono poche ed arrivare a questo traguardo non sarà facile, visto che quasi la totalità degli “ex-bertinottiani” vi si oppongono.

La prospettiva comunista è stata infatti rivendicata più volte all’interno del congresso ed anche l’utilizzo della falce e martello sul nuovo simbolo è stato considerato un punto fermo ed imprescindibile. Aspetto, questo, che ha forse spinto la portavoce di Sinistra critica Flavia d’Angeli – che molti vorrebbero assieme al suo movimento all’interno della Federazione – ad esprimersi nei seguenti termini: “Non ci convince un progetto federativo fondato in larga parte sull’identità vetero-comunista”.

Passando alla stringente attualità, la Federazione si dichiara contraria a qualsiasi governo tecnico di transizione e chiede di ritornare immediatamente alle urne. Il cambio della legge elettorale – come sostenuto anche da Ferrero – è un compito cui dovrebbe adempiere il nuovo governo delineato dall’alleanza democratica precedentemente citata.

Per ciò che concerne le modalità con le quali scegliere la figura di “portavoce” viene invece confermato il criterio della “rotazione”: il testimone, infatti, dopo essere passato dalle mani di Ferrero a quelle di Salvi, è stato consegnato con questo congresso nelle mani del segretario del Pdci Oliviero Diliberto.

Sarà lui dunque a guidare la Federazione nei prossimi mesi, ed a  condurla nella prosecuzione di un disegno politico certo ambizioso ma allo stesso tempo di non facile realizzazione: mantenersi distaccati dal centrosinistra, ma senza arrivare ad una rottura definitiva.

L’opzione scelta, infatti, si colloca in una posizione “mediana” tra chi a sinistra (Bellotti, Sinistra critica, Pcl) critica la Fds per non aver avuto il coraggio di staccarsi nettamente dai moderati e chi a destra (Sel) ha invece deciso di intraprendere un’altra strada: lanciare un’Opa sull’elettorato del Pd per spostare il baricentro della futura coalizione di governo su posizioni più decisamente di sinistra.

Quale tra queste opzioni sarà capace di raccogliere maggiori consensi e di recuperare parte dell’elettorato perso nel 2008 dalla Sinistra arcobaleno non è possibile saperlo, ma i prossimi appuntamenti politici dovrebbero essere d’aiuto per delineare un quadro più chiaro. Staremo a vedere cosa succede.

Congresso Federazione della sinistra

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