TSO per i positivi al Covid che rifiutano le cure: il Ministero decide

Pubblicato il 9 Luglio 2020 alle 10:10
Aggiornato il: 17 Luglio 2020 alle 18:59
Autore: Claudio Garau

TSO per i malati con coronavirus che si oppongono alle cure, al ricovero o all’isolamento: il caso in Veneto e l’iniziativa del Ministero della Salute

TSO per i positivi al Covid che rifiutano le cure il Ministero decide
TSO per i positivi al Covid che rifiutano le cure: il Ministero decide

In questi giorni si sta affacciando l’ipotesi di prevedere il TSO, ovvero il trattamento sanitario obbligatorio, per coloro i quali manifestano i tipici sintomi COVID-19 o, addirittura, fanno il test del tampone, risultando positivi, e pur nella condizione di poter essere fonte di contagio, si oppongono alle cure previste o non rispettano le regole di quarantena o isolamento. Vediamo allora più nel dettaglio che cosa potrebbe succedere a breve e che cosa potrebbe decidere il Ministero della Salute.

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TSO per i malati per coronavirus: il caso in Veneto

Il trattamento sanitario obbligatorio come strumento per contrastare chi rifiuta irresponsabilmente le cure o comunque costituisce un pericolo per la salute della collettività è ipotesi configurata dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha usato le seguenti parole: “C’è poco da fare. Con qualcuno la soluzione non può che essere il Trattamento sanitario obbligatorio. Il Tso. E bisogna inasprire le pene: qui si parla di vite umane, non di divieti di sosta”.

Le dichiarazioni di Zaia sono state originate da quanto successo recentemente in Veneto, territorio in cui l’indice di contagio è salito fino a 1,63 proprio negli ultimi giorni: nello specifico, è stata segnalata nelle notizie di cronaca la vicenda del dirigente d’azienda che è risultato positivo al Covid-19 a seguito di un viaggio di lavoro in Serbia. Al ritorno in Italia, ha proseguito ad avere contatti con varie persone in plurime occasioni, presentando poi sintomi respiratori e, dopo una visita ospedaliera avvenuta a fine giugno, è risultato positivo al coronavirus.

Nonostante la situazione, l’imprenditore si è opposto al ricovero, senza neanche rispettare il periodo di isolamento obbligatorio, anzi continuando la sua attività lavorativa senza alcuna cautela. Risultato: il ricovero in rianimazione all’ospedale di Vicenza, causa aggravamento delle sue condizioni di salute. Tuttavia, il vero problema è stato ed è tuttora rappresentato dalla scia di contagiati e di persone in isolamento che il suo comportamento ha causato. Ecco allora il fondamento delle dichiarazioni del governatore Zaia, che da un lato ha raccomandato al Governo di adottare misure più rigide contro gli irresponsabili – come appunto il TSO, il ricovero coatto dei sintomatici positivi e la tolleranza zero per i positivi in isolamento – e dall’altro ha previsto la stesura di un’ordinanza regionale ad hoc.

Che cosa deciderà il Ministero?

A questo punto, è il Ministero della Salute a dover prendere posizione sulla questione: secondo le ultime notizie disponibili, pare che Roberto Speranza abbia già indicato al suo ufficio legislativo di svolgere le opportune verifiche sull’apparato di regole in tema di TSO. Insomma, la direzione sembrerebbe proprio quella dell’estensione del trattamento sanitario obbligatorio anche per chi rifiuta le cure ed il ricovero, pur presentando i sintomi del Covid-19, e costituendo così una minaccia per la salute delle persone.

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La finalità perseguita dal Ministero attiene alla creazione di una possibile norma più rigida in tema di TSO e coronavirus, che appunto mirerebbe a proteggere la salute degli individui, a seguito del focolaio veneto. Certo è che la verifica tecnica sarà utile anche come supporto alle possibili future scelte regionali in ambito sanitario. Concludendo, lo step ulteriore di questo iter di valutazione sarà una verifica politica nella maggioranza di governo, dato che si tratterebbe comunque di norme più rigide, che incidono sui diritti della persona. Ed anzi, il ricovero per TSO per chi si oppone alla quarantena potrebbe essere accompagnato da altre soluzioni complementari, come ad esempio i tamponi subito in aeroporto per coloro che provengono da Paesi al di fuori dell’area Schengen. Non resta allora che seguire i prossimi sviluppi e quali mosse deciderà di compiere il Ministero.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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