Pensioni ultime notizie: Quota 41 post Quota 100, ma con penalizzazioni

Pubblicato il 19 Agosto 2020 alle 07:30 Autore: Daniele Sforza

Pensioni ultime notizie: alla fine, dopo il termine naturale di Quota 100 il 31 dicembre 2021, dovrebbe arrivare Quota 41, ma con penalizzazioni.

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Pensioni ultime notizie: Quota 41 post Quota 100, ma con penalizzazioni

Pensioni ultime notizie: Quota 100 non sarà abolita anzitempo, ma sarà portata alla scadenza naturale, quindi fino al 31 dicembre 2021. Questo significa che a partire dal 1° gennaio 2022 non si potrà più andare anticipatamente in pensione una volta raggiunti almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi. Sono diversi gli scenari che si stanno profilando e che faranno parte di una riforma più ampia del sistema pensionistico: per il momento tutte le strade sembrano portare a Quota 41, ma con penalizzazioni.

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Mentre si ragiona sull’estendere le categorie di lavori gravosi per accedere a Quota 41, ovvero per poter andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, a partire dal 1° gennaio 2022 potrebbe esserci una nuova Quota 41 che riguarda tutti, nessuno escluso, ma che, se aderita, prevede penalizzazioni sull’importo dell’assegno. Si potrà pertanto mantenere il requisito anagrafico di Quota 100 (62 anni di età), ma si dovranno avere almeno 41 anni di contributi, ovvero 3 in più rispetto a quanto richiesto attualmente dalla Quota 100. Tant’è che qualcuno la definisce una Quota 103, per continuare il trend inaugurato il 1° gennaio 2019.

A ogni modo la nuova Quota 41 comporterebbe delle penalizzazioni sugli assegni, visto che chi vi aderisce sarebbe tenuto ad accettare il calcolo della liquidazione con il metodo interamente contributivo. Questo significa semplicemente che tutti i periodi di lavoro svolti fino al 31 dicembre 1995 sarebbero calcolati esclusivamente con il metodo contributivo, il che porterebbe a un naturale e consequenziale taglio sull’assegno. Ovviamente questa soluzione non cambierebbe molto le carte in tavola per chi, prima del 1° gennaio 1996, ha pochi contributi versati.  

La penalizzazione si rende necessaria perché un abbassamento dell’età pensionabile contributiva andrebbe a costare 12 miliardi di euro in più, e ciò, per un Paese che dovrebbe ridurre la spesa pensionistica, e che è sotto la lente di Bruxelles anche per il Recovery Fund, non è proprio verosimile.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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