Circolare con targa estera in Italia: quando è possibile e perché

Pubblicato il 16 Ottobre 2020 alle 13:21 Autore: Claudio Garau
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Circolare con targa estera in Italia: quando è possibile e perché

In passato, a molti sarà capitato di vedere circolare diverse auto con targa estera sulle strade italiane di qualche città o anche di un paese di provincia. Non di rado infatti mezzi immatricolati all’estero percorrevano liberamente la rete viaria della penisola: oggi la situazione è profondamente cambiata e vedere veicoli con targa estera è molto più raro. Qui di seguito vogliamo capire quali sono le ragioni di tale cambiamento e quando di fatto è possibile circolare in Italia, ma con targa estera. Facciamo chiarezza.

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Targa estera e nuove regole del decreto Sicurezza

Come accennato, nei tempi odierni la circolazione di auto con targa estera non è la più la stessa di qualche anno fa, e la ragione va rintracciata nelle nuove norme di legge, che di fatto limitano il transito di veicoli immatricolati fuori dal nostro paese: si tratta in particolare di quanto disposto dal primo decreto Sicurezza del 2018, voluto dall’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini.

Fino a qualche anno fa, in assenza delle norme introdotte dal primo Governo Conte, caratterizzato dall’alleanza giallo-verde tra Lega e M5S, i guidatori di veicoli immatricolati fuori Italia e con targa estera, potevano contare sulla possibilità di evitare sanzioni amministrative pecuniarie. In passato, infatti, non era possibile fare multe ai veicoli immatricolati al di fuori dei confini dell’Italia.

Il decreto Sicurezza, di cui molto si è discusso e si discute soprattutto con riferimento alla materia dell’immigrazione – insieme all’altrettanto noto decreto bis che ne è seguito – include però anche rilevanti norme in tema di circolazione stradale con mezzi a motore stranieri. Tale provvedimento contiene infatti regole che vogliono finalmente eliminare l’impossibilità di emettere multe nei confronti delle alle auto con targa estere.

Ma non solo: il decreto Sicurezza ha introdotto norme ad hoc, anche allo scopo di interrompere la discutibile prassi di non versare il bollo auto in Italia. Ma, dunque, cosa è di fatto cambiato in concreto?

Ebbene, la legge in questione ha significativamente modificato le regole di cui al Codice della Strada, disponendo il divieto di circolazione per tutti i mezzi a motore con targa estera, se si tratta di persone che hanno residenza nel territorio della penisola. A quale pericolo si va incontro circolando comunque, come qualche anno fa? E’ in gioco una gravosa multa, oscillante da un minimo di 712 euro ad un massimo di 2.848 euro, cui si aggiunge anche la confisca amministrativa, se l’interessato non si attiva per immatricolare il veicolo in Italia entro 180 giorni. In base a quanto stabilito dal decreto Sicurezza, il fattore residenza anagrafica diventa cruciale in tema di circolazione auto con targa estera.

Alcune eccezioni al divieto

Abbiamo appena visto che la circolazione con targa estera oggi ha subito un sostanziale arresto, in virtù delle regole introdotte dal primo decreto Sicurezza. Ma in verità la legge prevede alcune eccezioni, per le quali detto divieto non è sempre operativo. Quali sono?

Ebbene, la restrizione citata non vale per i residenti che vivono in Italia da meno di 60 giorni. Per essi, non sussiste alcun divieto e potranno circolare liberamente sulle nostre strade, pur con targa estera, per un massimo di due mesi dall’ottenimento della residenza. Altra eccezione, per cui non scatta la multa, è legata alla stipula di un contratto di comodato, di leasing e di noleggio con conducente: se uno di questi contratti è applicato all’auto con targa estera, si potrà circolare liberamente anche dopo 60 giorni.

Non solo: l’art. 118 bis del Codice della Strada prevede un particolare permesso speciale, per coloro che si spostano sulle strade italiane, con un mezzo immatricolato all’estero. E’ denominato “residenza normale” e consiste in quella particolare tipologia di residenza che può essere conseguita da chi vive in Italia per almeno 185 giorni all’anno, per motivi personali o legati all’attività di lavoro. In ipotesi di controllo, l’interessato – per non incappare nella multa – dovrà esibire una autocertificazione che attesti la titolarità della residenza normale. Attenzione però: se l’automobilista decide di ottenere la residenza anagrafica, dovrà poi osservare le regole di cui al decreto Sicurezza.

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Che succede a coloro che non sono residenti e circolano con targa estera?

A questo punto, ci si potrebbe domandare se ci sono conseguenze per coloro che circolano su un veicolo con targa estera, ma non sono residenti in Italia. Ebbene, anche in queste circostanze, non scattano le multe, giacchè le norme di legge di cui al CdS consentono ai veicoli a motore immatricolati fuori Italia, di girare liberamente per la rete viaria italiana, per un periodo massimo pari a 12 mesi. Dopo questo lasso di tempo, l’interessato a ricondurre il mezzo all’estero, dovrà domandare alla Motorizzazione un foglio di via e una targa provvisoria. Inoltre, si dovrà occupare di far avere alla Motorizzazione il documento di circolazione e le targhe estere, che di seguito perverranno allo Stato che le aveva emesse.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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