Montenegro, la nuova maggioranza già divisa?

Pubblicato il 5 Ottobre 2020 alle 21:01 Autore: Luigi Zuccarello

La prima grande sfida che la nuova maggioranza di governo montenegrina deve affrontare riguarda la controversa legge sulle libertà religiose. La coalizione del ZBCG si trova divisa dopo le dichiarazioni dell’esponente del movimento civico URA Filip Adzic. Con un intervento quest’ultimo ha dichiarato: “Non voteremo per il ritiro della legge sulla libertà di religione. Il Montenegro ha bisogno della legge … di una legge moderna, che non sia discriminatoria“. Con queste parole il movimento URA si rende disponibile a rivedere la legge, ma non ad eliminarla.

UNA TRASFORMAZIONE POLITICA

In seguito alle elezioni legislative in Montenegro tenutesi lo scorso 30 Agosto, la coalizione del ZBCG (For the Future of Montenegro) ha ottenuto la maggioranza all’interno del Parlamento montenegrino, conquistando 41 seggi. La nuova coalizione di governo ha posto fine alla leadership del DPS all’interno del Parlamento che persisteva ininterrotta dal 1991. Pur essendo il vincitore incontrastato delle elezioni legislative con il 35,06 % dei voti, il DPS può contare ad oggi solo 30 seggi nel Parlamento di Podgorica. Questo è un risultato storico perché segna la caduta di Milo Đukanović, detto anche “il monarca del Montenegro”. Il controverso leader ha dominato la vita politica della piccola Repubblica negli ultimi trent’anni. Può infatti vantare sette mandati come Primo Ministro e due come Presidente della Repubblica.

IL PESO POLITICO DELLA LEGGE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA

La promessa dell’abolizione della controversa legge sulla libertà religiosa (di cui vi avevamo già parlato qui) è stato uno dei temi che più hanno animato ed influenzato la campagna elettorale all’interno del paese. La coalizione del ZBCG, che sostiene il nuovo possibile Premier Zdravko Krivokapić, è composta principalmente da partiti nazionalisti serbi come il DF (Democratic Front). Il DF è infatti noto per la sua vicinanza alla SPC (Serbian Orthodox Churc). Quest’ultima sostiene che la legge consenta allo Stato di confiscare le sue proprietà, scatenando grande malumore tra la popolazione. Prima delle elezioni il vecchio governo aveva cercato con diversi tentativi di trovare un compromesso con la Chiesa serba ortodossa; quest’ultima ha sempre rifiutato qualsiasi proposta, minacciando di sottoporre il testo a verifica costituzionale e al parere della Corte europea per i Diritti dell’Uomo. Inoltre, diversi esperti ritengono che questa comunità religiosa abbia giocato un ruolo fondamentale all’interno dell’ultima campagna elettorale, mobilitandosi attivamente e contribuendo ad un’affluenza alle urne mai così alta nel paese (76,5 %).

CAPIRE LA SITUAZIONE ATTUALE

Da questa breve panoramica si può evincere il clima di forte tensione interna che sta accompagnando il Paese in questo periodo di transizione. La nuova coalizione di governo ad oggi si trova impossibilitata nell’abolire (come promesso) questa normativa. Il peso del movimento URA in Parlamento, con i suoi 4 seggi, è di fondamentale importanza per la tenuta della maggioranza (molto risicata, 41 seggi su 81). Il primo scontro interno potrebbe risultare già decisivo, vista l’importanza dell’argomento trattato. I primi passi sono stati fatti, ma la grande rivoluzione politica auspicata in Montenegro sembra dover ancora attendere. Considerando che Đukanović resterà ancora il Presidente in carica del paese fino al 2023, gli esiti rimangono quantomai incerti.