Elezioni Spagna: è iniziata ufficiosamente la campagna elettorale

Pubblicato il 28 Marzo 2023 alle 13:19 Autore: Alessandro Faggiano
Elezioni Spagna: è iniziata ufficiosamente la campagna elettorale

Elezioni Spagna: è iniziata ufficiosamente la campagna elettorale

Qui Spagna. A meno di un anno dalle prossime elezioni generali (che dovranno svolgersi entro e non oltre il 10 dicembre di quest’anno), il partito di estrema destra Vox ha dato il via alla campagna elettorale lanciando una mozione di censura nei confronti dell’attuale Presidente del Governo, il socialista Pedro Sánchez.

Cos’è la mozione di censura?

Nel linguaggio istituzionale, è traducibile con la nostra mozione di sfiducia e proprio nel dibattito che si è svolto la scorsa settimana (21 e 22 marzo) si racchiude l’evoluzione politica e comunicativa dei principali partiti iberici. A differenza del caso italiano, la mozione di censura è decisamente poco utilizzata. Questa è la sesta volta che viene promossa da quando è stato istituito questo strumento, nel 1978, durante la transizione dal franchismo alla democrazia. Questo istituto – disciplinato costituzionalmente dagli articoli 113 e 114 – è stata portata avanti con successo in una sola occasione: nel 2018, contro l’allora presidente Mariano Rajoy del Partido Popular, in seguito allo scoppio di uno dei più grandi casi di corruzione della storia del Paese: la “trama” Gürtel. A differenza delle mozioni di sfiducia nostrane, la mozione di censura prevede la necessità di porre un candidato che sostituirà il presidente sfiduciato. Nel 2018, la mozione di censura garantì il passaggio di consegne da Mariano Rajoy (PP) a Pedro Sánchez (PSOE), con quest’ultimo che ottenne i voti necessari all’approvazione della mozione grazie al sostegno fondamentale di Unidas Podemos (cartello elettorale dello storico partito di sinistra Izquierda Unida e dal fenomeno Podemos). Quella mozione di censura rappresentò un momento di svolta nella politica spagnola, con la formazione del primo governo di minoranza dell’area di centrosinistra e che aprì il campo a nuove mozioni di censura.

Elezioni Spagna: una mozione di censura diversa dalle altre

La mozione di censura è uno strumento che può esigere la responsabilità politica del Governo. Le ragioni per cui viene proposta una mozione devono essere, pertanto, di una certa rilevanza. Per questa sesta mozione di censura nella storia democratica spagnola non c’è un elemento chiaro su cui si esige responsabilità politica. Si tratta di una prima grande novità, in quanto l’obiettivo dichiarato di Vox era giungere ad elezioni anticipate (già a maggio, in concomitanza con le prossime elezioni locali e regionali) per “evitare di perdere altro tempo e perpetrare la distruzione del Paese”, afferma il leader Abascal. La formazione di estrema destra e figlia delle frange più conservatrici e “nostalgiche” del Partido Popular ha portato avanti la mozione di censura accusando Sánchez di aver minato l’unità nazionale della Spagna e di star portando il Paese verso il baratro. Altra novità è che a capeggiare la candidatura alternativa di Vox è niente meno che uno storico membro del Partito Comunista: l’89enne Ramón Tamames. Il candidato alla presidenza proposto dall’estrema destra avrebbe dovuto sbrigare unicamente gli affari correnti in attesa della conformazione del prossimo esecutivo, ma rimane una novità di rilievo, considerando che è consuetudine che il candidato proposto nella mozione di censura sia il leader del partito che la propone. Il terzo e ultimo punto chiave è che la mozione di censura è stata portata avanti con la consapevolezza che non sarebbe mai stata approvata. Il Partido Popular – il secondo gruppo più numeroso dell’emiciclo – aveva espresso l’intenzione di astenersi dalla votazione, dichiarando de facto una chiusura immediata della partita. Nonostante questo, Vox ha voluto portare avanti la mozione e catalizzare l’attenzione su di sé, con tutti i rischi che ne conseguono. Con 52 voti a favore, 91 astenuti e 201 contrari, la mozione di censura si è rivelata una sconfitta senza appello per l’estrema destra spagnola.

Tutta la narrazione di Vox in due giorni di dibattito parlamentare

Vox ha messo sul piatto tutti gli elementi della propria narrazione, prima con il suo leader, Santiago Abascal, e poi con il candidato alla presidenza. L’elemento principale su cui si sono fondati gli attacchi a Pedro Sánchez riguarda l’integrità nazionale e il potere che avrebbe concesso, in questi anni, ai partiti indipendentisti o regionalisti, in particolare a quelli catalani e baschi. Proprio l’unità nazionale e la sovranità nazionale sono i pilastri su cui poggia tutto l’impianto narrativo di Vox, ponendo Madrid al centro e rivendicando la superiorità dell’interesse nazionale su quello comunitario. Altro elemento centrale del discorso di Vox e che rientra nella narrazione neoliberista, riguarda la tutela dei grandi imprenditori (e Tamames cita più volte l’uomo più ricco del Paese, Amancio Ortega, proprietario del gruppo Inditex) e di come la via da percorrere sia (sempre) quella del libero mercato. La sovranità statale si accompagna, quindi, ad una forte riduzione del ruolo dello Stato nella società. Il terzo e ultimo punto, particolarmente sentito in Spagna, riguarda i diritti civili e l’idea di femminismo. Secondo Abascal e il candidato Tamames, le leggi portate avanti dall’attuale Governo progressista sarebbero addirittura penalizzanti per le donne stesse. Il candidato 89enne Tamames, inoltre, ricordava alla vicepresidente del governo Yolanda Diaz come “abbiamo avuto una (donna) che è Isabella di Castiglia, che aveva più potere che il Re”. Sintetizzando gli elementi focali del discorso di Vox, ci si rifà al passato per guardare al futuro. Un conservatorismo duro e puro che ancora attecchisce, non solo tra i nostalgici del regime franchista ma anche tra chi, nella sfiducia nei confronti della politica e dei partiti, crede e si affida più a un passato dorato che a un futuro a tinte fosche. Tra l’altro, con argomenti più solidi, Vox avrebbe spinto il Partido Popular verso il centro e attraendo a sé una parte dell’elettorato liberale e conservatore.

Il partito di Abascal cade sulla progettualità

Nel complesso, però, alle critiche sulle politiche progressiste non sono seguite proposte concrete. Il non aver offerto una vera alternativa al governo Sánchez ha lasciato campo libero ai socialisti per avere due giorni di campagna gratuita a reti unificate. Il presidente Sánchez e la vicepresidente Díaz hanno parlato con i dati – alcuni edulcolorati – di questa Legislatura, mostrando un maggior pragmatismo rispetto al gruppo di Santiago Abascal. Oltre otto milioni di spagnoli hanno visto almeno un minuto del dibattito e l’opinione comune, tra gli analisti politici e giornalisti, è che Vox abbia perso non solo in aula ma anche nel suo vero intento: quello di uscirne come il vero avversario del PSOE e partito cardine del conservatorismo.

L’astensione che “premia” il Partido Popular

A due mesi dalle elezioni regionali e locali in Spagna, il Partido Popular si conferma come il principale schieramento di opposizione al Partito Socialista, nonché prima forza politica per intenzioni di voto. L’astensione scelta dai Popolari non è stata priva di rischi e il suo presidente, Feijóo, è stato attaccato sia da sinistra (“è una astensione indecente”, ha detto il presidente del Governo) che da destra (con Abascal che ricorderà di questa astensione ogni volta che ne avrà la occasione). Eppure, i Popolari potrebbero esserne usciti illesi proprio per via della bassa qualità dei contenuti, smarcandosi da un dibattito sterile e avvelenato. La prossima rilevazione del CIS (il centro Pubblico di studi demoscopici) potrebbe confermare le impressioni avute negli ultimi giorni e definire la griglia di partenza in vista delle fondamentali elezioni di maggio: un vero e proprio “antipasto” della tornata elettorale che aprirà la 15esima Legislatura della democrazia spagnola.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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