Congresso Forza Italia, Tajani lancia sfida europea nel nome di Berlusconi-Maradona

Pubblicato il 23 Febbraio 2024 alle 21:08 Autore: Adn Kronos

(Adnkronos) – "Siamo come in finale di Champions, ma Maradona non c'è più". All'Eur, a Roma, il leader azzurro Antonio Tajani, parlando per circa due ore, si rivolge così alla platea dove ad ascoltarlo, tra bandiere di Fi e totem con le gigantografie del fondatore azzurro, ci sono gli oltre mille delegati al Congresso nazionale che voteranno domani il nuovo gruppo dirigente, dal segretario ai quattro vice (Deborah Bergamini, Roberto Occhiuto, Alberto Cirio e Stefano Benigni). "Ora serve l'aiuto anche della squadra e di tutta la curva" aggiunge, spiegando che "la squadra siamo noi, la curva sono i nostri elettori e Maradona è appunto Silvio Berlusconi". L'assenza del Cavaliere Tajani la esorcizza così e sarà ricorrente il nome di Berlusconi-Maradona in tutta la serata del primo Congresso di Forza Italia senza il patriarca di Arcore.  "Nonostante i capelli grigi, l'età e l'esperienza, questo è il discorso più difficile e importante della mia vita" ammette il vicepremier e ministro degli Esteri alla convention che domani lo incoronerà segretario. "Questa è la mia famiglia, quella a cui ho dedicato 30 anni della mia vita", aggiungerà alla fine senza nascondere la commozione.  Prima però la 'maratona' dal palco: ad ascoltarlo in prima fila anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il governatore del Lazio Francesco Rocca, i ministri azzurri Zangrillo, Pichetto Fratin, Casellati e Bernini. Tanti i big dell'economia, come Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e Paolo Scaroni, presidente dell'Enel e del Milan. In platea anche volti storici del movimento politico, da Cesare Previti a Claudio Scajola. Nel nome di Berlusconi Tajani cerca l'equilibrio per guardare al futuro. A partire dal voto per le regionali e da quello europeo di giugno, al centro del suo intervento: "Abbiamo bisogno di avere consenso per le nostre battaglie, a partire dalle elezioni regionali", annuncia. "Possiamo tornare a essere i grandi protagonisti della politica italiana, tra Meloni e Schlein c'è un grande spazio che possiamo occupare con le nostre idee e i nostri valori, siamo popolari europei". L'obiettivo è quello indicato più volte dal titolare della Farnesina: la soglia del 10% alle Europee, con la scommessa di crescere alle successive elezioni politiche. Sul versante europeo la prospettiva è chiara: "Vogliamo essere protagonisti nel Ppe, Fi è cuore italiano del popolarismo europeo, siamo i difensori dell'occidente". Anche qui non manca di rimarcare come "il bis di von Der Leyen noi l'appoggeremo convintamente". Con buona pace degli alleati leghisti e degli euro-scettici del centrodestra. L'azzurro spiega però che non ci saranno rischi per l'alleanza: "Sono fiero di partecipare al governo di centrodestra, dove non c'è nessuna crisi e andremo avanti fino alla fine della legislatura". "Siamo forze diverse, questo va detto, e senza Berlusconi non sarebbe nato il centrodestra nel '94", scandisce.  Un merito che riconosce al fondatore azzurro anche Giorgia Meloni, nel suo video-messaggio inviato all'Eur. Per la premier "anche in Europa bisogna cambiare e portare una ventata di aria nuova". Le elezioni europee dell'8 e del 9 giugno saranno da questo punto di vista "un appuntamento decisivo", secondo la presidente del Consiglio e leader di Fdi, perché "anche se apparteniamo a famiglie politiche diverse" gli obiettivi "sono comuni" e proprio in Italia, prosegue la presidente di Fratelli d'Italia, "noi abbiamo dimostrato come una maggioranza pure composita ma coesa può fare la differenza": anche in Europa, quindi, "possiamo portare il modello italiano". Meloni non fa mancare la sua sponda all'alleato Tajani: "Antonio e tutta la classe dirigente del partito hanno saputo raccogliere l'eredità politica di Berlusconi e Forza Italia continua ad essere un punto di riferimento per una parte significativa dell'elettorato di centrodestra", evidenzia l'inquilina di Palazzo Chigi nel video-saluto. Il lungo discorso davanti alla platea azzurra dà a Tajani l'occasione per tracciare un quadro della situazione internazionale, a partire dal dossier Ucraina. In un passaggio particolarmente applaudito il ministro degli Esteri ricorda l'oppositore russo Navalny ("la sua morte in carcere ci riporta ai metodi spietati dell'Unione sovietica, poco importa se sia stato un killer o sia stato condotto alla morte da una carcerazione di quel tipo, sempre di omicidio si tratta"). Poi è lapidario sul capo del Cremlino: "Il Putin di Pratica di mare non c'è più". In sala risuona pure un monito a Israele. "Abbiamo il dovere di chiedere ai nostri amici israeliani di comportarsi secondo quelle regole di civiltà e di umanità che condividiamo con loro", dice sul tema del conflitto in Palestina. Non mancano i cavalli di battaglia del partito. Dalla lotta alle tasse al via libera alle privatizzazioni, alla giustizia. Sul primo tema assicura che "fino a che saremo al governo non ci sarà una patrimoniale, né aumento della tassa sulla casa degli italiani". Una frecciata anche alla Bce: "Noi chiediamo con forza alla signora Lagarde di cambiare la politica dei tassi" perché "tassi così alti non sono efficaci contro l'inflazione degli ultimi anni e al tempo stesso rallentano proprio la crescita".  Si torna poi all'appello per il voto, con l'obiettivo dichiarato del 10% alle europee: "Lancio un appello a tutte le forze che credono al popolarismo europeo per costruire un Ppe in Italia ancora più forte di quello che siamo, con una forza che guarda al futuro", dice. "Sono pronto a sottoscrivere accordi politici per costruire insieme quella 'dimora', per avere rappresentanti di forze civiche che credono nell'europeismo come noi. Apriamo le nostre porte, siamo una dimora dove insieme possiamo lavorare, e voglio trovare muratori come me che si rimboccano le maniche". L'ultimo omaggio è ancora per Berlusconi: "Oggi abbiamo fatto un bel regalo a tuo fratello, caro Paolo", afferma Tajani rivolgendosi al fratello del Cavaliere. "Era doveroso essere qui", dirà lo stesso Paolo Berlusconi lasciando il palazzo dei Congressi. Assente, per oggi, la compagna di vita del presidente azzurro, Marta Fascina, che però potrebbe partecipare domani alla chiusura dei lavori. (di Francesco Saita e Antonio Atte) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)