3500 euro dall’INPS, arriva il bonus più ghiotto: a chi spetta
L’(INPS) ha fornito dettagli aggiornati sulle modalità di accesso ai nuovi sgravi contributivi per le imprese.
Questa misura, di recente implementazione, consente alle aziende coinvolte in fusioni, acquisizioni o conferimenti di risparmiare fino a 3.500 euro all’anno per ogni dipendente interessato.
Il contributo straordinario introdotto nel 2024 e rafforzato nel 2025 si rivolge principalmente alle aziende che, mediante un processo di aggregazione, hanno raggiunto un organico complessivo di almeno 1.000 lavoratori. Le condizioni essenziali per poter beneficiare di questo incentivo sono:
- il completamento di un’operazione di fusione, cessione, conferimento o acquisizione nel biennio 2024-2025;
- la costituzione di una nuova entità aziendale con un minimo di 1.000 addetti.
In presenza di tali requisiti, l’impresa ha diritto a un’esenzione contributiva fino al 100% sui contributi previdenziali e assistenziali dovuti all’INPS, esclusi i premi INAIL, per un periodo iniziale di 24 mesi. Il risparmio massimo per ogni lavoratore è fissato a 3.500 euro all’anno. È prevista inoltre la possibilità di estendere questa esenzione per ulteriori 12 mesi, con un tetto ridotto a 2.000 euro per dipendente.
Questa misura si inserisce in un contesto più ampio di sostegno alla crescita dimensionale delle imprese italiane, spingendo le grandi aziende verso una maggiore competitività e produttività attraverso operazioni di consolidamento.
Formazione obbligatoria e mantenimento dell’occupazione
L’accesso al bonus non è automatico. Le imprese interessate devono sottoscrivere un accordo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tale accordo deve includere un progetto industriale dettagliato e una politica attiva di formazione, che prevede almeno 200 ore di aggiornamento o riqualificazione per ciascun lavoratore coinvolto.
Un altro elemento cardine della misura è l’impegno delle aziende a mantenere il livello occupazionale per almeno 48 mesi dalla data della fusione o acquisizione. Le uniche eccezioni ammesse riguardano:
- licenziamenti per giusta causa;
- dimissioni volontarie dei lavoratori;
- dimissioni incentivanti, previo consenso del dipendente.
Questo vincolo mira a prevenire la perdita di posti di lavoro, una delle principali preoccupazioni nelle operazioni di aggregazione, dove spesso si riscontrano duplicazioni di ruoli amministrativi o operativi.

Questa iniziativa si inserisce in una strategia più ampia del governo italiano, che mira a rafforzare la struttura produttiva nazionale attraverso la crescita dimensionale delle aziende. Attualmente, il tessuto imprenditoriale italiano è composto per oltre il 99% da microimprese e piccole e medie imprese (PMI), caratterizzate da una limitata capacità di investimento e bassa produttività. Le grandi imprese, pur essendo meno dello 0,1% del totale, occupano oltre il 18% della forza lavoro nazionale.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), guidato dall’attuale ministro Adolfo Urso dal 22 ottobre 2022, ha un ruolo centrale nell’attuazione di queste politiche. Il dicastero, con sede a Palazzo Piacentini a Roma, coordina le strategie industriali, promuove la competitività e supervisiona la gestione delle crisi aziendali. Tra le sue competenze rientrano anche la promozione dell’innovazione, la tutela del Made in Italy e il sostegno alla digitalizzazione e alla transizione tecnologica delle imprese.
Il MIMIT lavora in sinergia con l’INPS e il Ministero del Lavoro per garantire che gli incentivi contributivi siano accompagnati da politiche attive di formazione e tutela del lavoro, evitando così che le operazioni di fusione si traducano in perdita occupazionale.
Impatto sociale ed economico della misura
Il bonus INPS da 3.500 euro per dipendente rappresenta un importante strumento di stimolo per l’aggregazione delle imprese italiane, un fenomeno considerato cruciale per superare la frammentazione del sistema produttivo nazionale. L’incentivo, infatti, oltre a ridurre il costo del lavoro, promuove la riqualificazione professionale dei lavoratori e la stabilità occupazionale, due fattori essenziali per la crescita sostenibile del paese.
Questa misura, attiva per il biennio 2024-2025 e con possibilità di proroga, si affianca ad altri strumenti normativi e finanziari che mirano a sostenere la competitività internazionale delle imprese italiane, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da rapide trasformazioni tecnologiche e pressioni concorrenziali.