Usa 2010: Analisi del voto

Pubblicato il 4 Novembre 2010 alle 10:32 Autore: Andrea Mollica
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Negli Stati l’onda repubblicana si è fatta sentire con altrettanta influenza. Il conteggio definitivo è ancora in corso, ma il Gop ha ottenuto una chiara maggioranza tra i governatori statali, passando da 24 ad almeno 30. Particolarmente significativo il filotto nel Midwest, dove solo Illinois e Minnesota sono andate ai democratici per pochissimi voti. Il partito di Obama ha riconquistato lo Stato più popoloso della Nazione, la California, mentre la Florida è stata vinta dal repubblicano Scott che ha sfruttato il traino del neo senatore Marco Rubio. In Rhode Island un indipendente, l’ex repubblicano moderato Chafee, ha vinto un’equilibrata corsa a tre. I repubblicani hanno conquistato almeno 18 assemblee legislative, un successo che sicuramente aiuterà il partito nella ridefinizione dei distretti congressuali.

 

L’exit poll della Camera e i dati provenienti dalle sfide statali hanno rilevato un netto spostamento a destra dell’elettorato bianco, spinto dalla grande mobilitazione conservatrice. Per la prima volta da molti anni i moderati sono diventati il secondo gruppo dietro ai conservatori per quanto riguarda il posizionamento ideologico, mentre i repubblicani hanno cancellato il vantaggio democratico nell’identificazione partitica. Gli indipendenti hanno scelto in modo netto l’opposizione, determinando in buona sostanza il margine di vittoria dei repubblicani. Forte polarizzazione del voto nelle fasce d’età, con gli over 65 dominati dai repubblicani e gli under 30 vinti in modo molto netto dai democratici. Confermata altresì la netta preferenza per i democratici da parte delle minoranze etniche. Il marcato scostamento tra le presidenziali 2008 e le midterm 2010 è stato in parte determinato anche dalla differente composizione dell’elettorato tra le due consultazioni. Quando si sceglie l’inquilino della Casa Bianca giovani e minoranze razziali partecipano molto di più che alle elezioni di medio termine, e questa tendenza ormai tipica della politica americana ha favorito i repubblicani. Nel 2012 la diversa mobilitazione dei gruppi socio demografici potrà comunque ridefinire i nuovi rapporti di forza tra i due major parties statunitensi. Tra il 2008 e il 2010 lo swing alla Camera è stato pari a circa 17 punti percentuali, e una simile dinamicità elettorale rende molto ardua qualsiasi previsione per il futuro, anche nel breve termine.