La politica di Babele

Pubblicato il 10 Febbraio 2010 alle 15:13 Autore: Felice Meoli

Innanzitutto una piccola precisazione grafica: le icone accanto alla distribuzione delle percentuali indicano rispettivamente una distribuzione per incrocio inferiore al 25% (icona rossa), compresa tra il 25% e il 50% (icona gialla), uguale o superiore al 50% (icona verde). In questo caso la maggioranza del segmento di autocollocazione politica risulta concorde nell’individuare al partito una sua collocazione nella scala che parte da destra e termina con la sinistra.

Partendo da destra, il partito che alle politiche 2008 presentava come candidato premier Daniela Santanchè, La Destra per l’appunto, è riconosciuto come partito di destra dal 47,6% degli intervistati che si dichiarano di destra. Il risvolto di questo risultato è che il 52,4% di coloro che si autocollocano a destra non lo riconoscono espressione del loro stesso segmento politico. Percentuali simili per chi si autocolloca a centrodestra, e che salgono progressivamente spostandoci verso sinistra, ovvero l’estremo opposto: tra coloro che si collocano al centro lo collocherebbero a destra il 53,4%, il 72,6% invece di chi si colloca a centrosinistra, fino all’81,5% di chi si colloca a sinistra. Chi ha ragione? Chi si ritiene di sinistra e lo considera un partito “estremista” (essendo magari estremista egli stesso, collocandosi cioè nell’estremo opposto), o chi si ritiene di destra e poco vicino al “suo” essere di destra? La risposta, direbbe Greenwald, non c’è. Quello che però possiamo dire è che gli “estremisti” appena definiti tendono ad avere una visione più “estremista” anche della mappa politica e non solo delle persone, ragionando in maniera forse speculare.

Gli elettori di destra ritengono complessivamente più di “destra” addirittura la Lega Nord (il 48,7%), che anni fa Massimo D’Alema avrebbe definito “una costola della sinistra”, rispetto alla Destra. Tra gli elettori di centrodestra, invece, è il partito di Storace a essere considerato più radicale, sebbene quasi il 50% consideri la Lega appartenente al centrodestra. I due partiti risultano invece equivalenti nell’area complessivamente di centrodestra e destra per gli elettori di centro, centrosinistra e sinistra: di questi, tutti comunque considerano la Destra più “estremista” della Lega. Tuttavia, il partito di Bossi, rispetto alla Destra, si dimostra più camaleontico, riuscendo a far identificare un numero decisamente maggiore di intervistati con la propria parte politica. Per meglio dire: il 48,7% degli intervistati di destra considera la Lega un partito di destra (rispetto al 47,4% del partito di Storace), il 49,3% degli intervistati di centrodestra lo considera di centrodestra (rispetto al 27,7% per la Destra), il 21,4% degli intervistati di centro lo considera di centro (rispetto al 16,7%). Questo denota un bacino naturalmente maggiore (come poi confermato anche dai risultati elettorali), se assumiamo che un elettore tenderà a votare un partito che riconosce appartenente alla sua “parte” politica.

Ancor più camaleontico si dimostra il Pdl: oltre 6 elettori di destra su 10 lo collocano a destra, oltre 6 elettori di centrodestra lo collocano a centrodestra. La capacità di parlare in modo adeguato e rispondente alle aspettative di elettori di più parti politiche è un dovere per un partito che punti ad essere un polo all’interno della mappa, e a quanto pare la formazione nata dalle ceneri di Forza Italia e Alleanza Nazionale riesce a farlo con successo. Ragionando a specchio, il Pd si dimostra più debole, intercettando 4 elettori di sinistra su 10 (a considerarlo di sinistra) e meno di 6 di centrosinistra su 10 (a considerarlo di centrosinistra).Il Partito Democratico, in meri termini di autocollocazione, riesce invece a intercettare più elettori di centro rispetto al Popolo della Libertà (4 su 10, rispetto a 2 su 10). Ma deve scontare la concorrenza di Udc (che in questo segmento si dimostra molto più forte, quasi 8 elettori di centro su 10 riconoscono l’Udc al centro) e anche di Idv. Per il partito di Antonio Di Pietro si tratta infatti di oltre il 50% degli intervistati. Tuttavia, se l’Udc è considerato da tutti come saldamente collocato al centro (anche forse essendo di tutti il partito più da “prima repubblica”), l’Italia dei Valori si dimostra mutevole come il partito suo omologo a destra, e cioè la Lega. Se infatti questa riusciva a rendersi consonante agli elettori di destra e centrodestra, l’Idv si dimostra in grado di riuscirci (con numeri un po’ inferiori) oltre al centro anche a centrosinistra.

 

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