I mercati siamo noi? Una risposta a Pietro Ichino

Pubblicato il 24 Giugno 2012 alle 13:46 Autore: Giacomo Bottos

Per tornare alla questione della crisi del debito, non è il debito in quanto tale a fare la differenza. Basta citare il caso del Giappone, dove un debito superiore al 200% del PIL risulta sostenibile. Sono gli interessi elevati da pagare sul debito che lo portano su una traiettoria potenzialmente esplosiva. Questo è successo negli anni ’80 e rischia di succedere ora. Questo avviene perché alla mano pubblica sono stati scientemente sottratti tutti gli strumenti per intervenire e calmierare questi interessi. Perché si riteneva che il fatto che lo Stato fosse sottoposto al giudizio dei mercati fosse cosa giusta e benefica. Anche questo va ricordato, è una decisione politica che ci ha portato a questa condizione, non una condizione naturale e inevitabile. Così come non è un fato ineluttabile il potere dei fondi pensione. E’ una decisione politica quella di mettere le persone nella condizione di doversi fare una pensione privata.

Certo, lo Stato e la politica hanno talvolta mostrato di non saper svolgere il loro ruolo nella maniera migliore. Ma, concettualmente, rimane il fatto che in un sistema democratico, pur con tutti i suoi difetti, tutto può essere sottoposto a discussione pubblica e il cittadino insoddisfatto può, oltre che a votare, contando come tutti gli altri, impegnarsi in politica per cercare di cambiare le cose.

Invece dare il potere di ultima istanza ai mercati finanziari significa lasciare determinare il nostro destino a un mondo dove il principio che vale è: un dollaro un voto. Non era esattamente questo il sogno di emancipazione della modernità.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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