Chi tocca la RAI muore

Pubblicato il 7 Luglio 2012 alle 20:36 Autore: Matteo Patané

La seconda e la terza votazione sono quelle che hanno fatto scattare un vero e proprio campanello d’allarme nel centrodestra, che ha visto la propria egemonia in commissione pericolosamente vacillante.
Nel corso della seconda votazione, infatti, vi sono stati ben due colpi di scena. Il primo è stato il raggiungimento di 5 voti da parte della candidata del Terzo Polo Nardelli, laddove il candidato del centrodestra Pilati si arrestava a quattro. Clamorosamente, il centrodestra riusciva a portare alla soglie dell’elezione solo tre candidati contro i quattro previsti, rischiando quindi di perdere la maggioranza al cda. Il secondo colpo di scena è consistito invece in un voto a Verri, laddove il candidato del centrodestra si chiamava Verro. La situazione quindi vedeva cinque voti ciascuno per Luisa Todini (cdx), Flavia Nardelli (tp), Benedetta Tobagi (csx), Rodolfo De Laurentiis (tp), Guglielmo Rositani (cdx) e Gherardo Colombo (csx), quattro voti ciascuno per Antonio Verro (cdx) e Antonio Pilati (cdx), mentre un voto risultava attribuito a Verri.
Poiché i membri del cda RAI, da regolamento, devono essere eletti tutti assieme e si era verificato un pareggio tra due candidati del centrodestra a pari merito a quattro voti, la votazione, come richiesto dal centrodestra, sarebbe stata da annullare. Con il senno di poi, diventa semplice vedere nel voto a Verri un diretto tentativo di invalidare la votazione, forse perché un risultato sfavorevole al centrodestra era nell’aria.
Falliti infatti i tentativi del centrosinistra di attribuire a Verro il voto assegnato a Verri, il presidente della commissione Zavoli chiamava una nuova votazione, conclusasi con il seguente risultato: cinque voti per Luisa Todini (cdx), Benedetta Tobagi (csx), Rodolfo De Laurentiis (tp), Guglielmo Rositani (cdx), Antonio Verro (cdx) e Gherardo Colombo (csx); quattro voti per Flavia Nardelli (tp) e Antonio Pilati (cdx) e una scheda bianca. Votazione ancora una volta senza esito.
Esplodeva a questo punto la paura nel centrodestra, evidentemente alle prese con un dissidente. Poiché, tuttavia, nel corso della terza votazione questo ribelle aveva votato in bianco e non aveva dato preferenza alla Nardelli, era chiaro che restavano margini di trattativa.

Si giungeva così al 4 luglio e alla quarta votazione, risoltasi con un nulla di fatto ancora una volta per mancanza del numero legale. Sono rapidamente montate le polemiche intorno al radicale Beltrandi, che per la seconda volta non si è presentato alla votazione ma che, in questo caso, è risultato determinante nel mancato raggiungimento del numero legale: sono stati infatti venti i partecipanti alla votazione contro i ventuno richiesti.
Montava tuttavia nel frattempo il “caso Amato”: il PdL era infatti riuscito a individuare in Paolo Amato il dissidente delle votazioni del 3 luglio, e con una mossa senza precedenti operava per rimuoverlo dalla Commissione di Vigilanza del Parlamento.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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