Siete mai stati in un rifugio anti-aereo?

Pubblicato il 29 Luglio 2012 alle 15:42 Autore: L Undici

A bombardare Barcellona per circa un anno e mezzo furono infatti aerei italiani. Partivano da Palma di Maiorca, attraversavano un breve tratto di mare e scaricavano le loro bombe sulla città catalana che rimase “repubblicana” fino a pochi giorni dal termine della guerra civile (aprile 1939). L’aviazione italiana svolse un ruolo importante durante il conflitto spagnolo, specialmente nei primi giorni, quando aerei italiani trasportarono migliaia di soldati, che si sollevarono contro la legittima Repubblica, dal Marocco (allora spagnolo) fino in Spagna. Mussolini arrivò a bombardare le città spagnole in zona repubblicana anche senza ricevere specifiche richieste da parte di Franco (il generale a capo dei fascisti spagnoli). Era infatti suo interesse mostrare il potere militare italiano all’alleato tedesco: gli italiani dovevano fare morti e distruzioni per dimostrare ad Hitler di che pasta fossero fatti. Lo stesso bombardamento di Guernica fu opera soprattutto dei nazisti, ma vi parteciparono anche aerei italiani.

Una volta seduti, ogni persona ne ha accanto un’altra e le sue ginocchia quasi sfiorano chi siede di fronte

Sotto Plaça del Diamant sono l’unico italiano. La mia bandiera è la stessa che era sugli aerei che lasciavano cadere le bombe da cui ci si difendeva proprio in questo rifugio anti-aereo. Rappresento il nemico. Un nemico odioso che uccideva indiscriminatamente. Nessuno sa che io sono italiano. La guida catalana – a parte qualche stereotipata ed evidentemente inevitabile allusione all’”italiana” imprecisione ed approssimazione nei bombardamenti – non fa alcun accenno negativo agli italiani.

Eppure… eppure non posso lasciarmi scivolar via come nulla fosse un lieve, ma preciso senso di colpa. Come si sentono i tedeschi quando si parla degli orrori dei nazisti? O gli statunitensi di fronte alle stragi in Vietnam o alle foto delle torture di Abu Ghraib?

Non occorre andare in Libia o ad Addis Abeba per sentire parlare delle efferatezze degli italiani: è sufficiente fare un salto nella vicina e gaudente capitale catalana. Non è mia intenzione stilare una classifica dei popoli più barbari o delle stragi più brutali. Il punto è che lì, sotto Plaça del Diamant, mentre la ragazza catalana racconta la vita e la storia del rifugio anti-aereo, il “cattivo” sono io.

La capacità della nostra mente di svicolare alle domande e situazioni fastidose è stupefacente. E’ un meccanismo di difesa istintivo come ritrarre la mano dal fuoco: meglio allontanare il dolore sempre, subito, nella maniera più immediata e netta possibile. Seduto nella scomoda galleria sotto Plaça del Diamant, nella mia testa e nella mia coscienza scattano velocissimi scambi di domande e risposte, che posso recuperare e decodificare solo con uno sforzo di volontà. Individuo due “alibi” del mio essere italiano: per prima cosa si trattava di una guerra; e in guerra ognuno deve obbedire agli ordini, si sa come funzionano le guerre: si sta da una parte o dall’altra della trincea e bisogna spararsi contro… E poi sono avvenimenti accaduti oltre settant’anni fa: il fascismo è roba di un’altra epoca e io non sono certo fascista. Mi sento “assolto” e sollevato.

Si tratta di argomenti certamente validi e condivisibili. Credo possano essere i medesimi a cui ricorre un ragazzo tedesco (e non nazista…) messo di fronte agli orrori di Auschwitz. Eppure non basta. Eppure non è sufficiente. Anzi, è pericoloso.

Come sosteneva Primo Levi, il soldato in guerra non è di per sé aggressivo, bensì remissivo. Ciò che conduce ed ha condotto masse di persone a compiere atrocità disumane non è tanto la loro aggressività, quanto la loro remissività di fronte agli ordini di chi sta sopra di loro. Il pericolo vero è l’incapacità di assumere posizioni critiche quando “tutti gli altri” non lo fanno, alzarsi in piedi e proclamare: “No, io non ci sto!” Non solo e non tanto in risposta all’ordine di bombardare Barcellona, ma anche e soprattutto davanti alla violenza e alla arroganza di un progetto politico, il fascismo, la cui necessaria realizzazione fu, tra l’altro, bombardare Barcellona. Se cioè bombe italiane uccisero migliaia di persone innocenti, ciò fu dovuto solo in un’ultima istanza alle circostanze contingenti della guerra civile spagnola ed alla volontà paranoica e distruttrice di Mussolini. Se Mussolini diede quell’ordine e fu obbedito, la causa va ricercata invece soprattutto nella remissività e nell’indifferenza acquiescente di milioni di italiani di fronte a crescenti violenze e prevaricazioni nei due decenni precedenti. Siamo sicuri che quella remissività e quella indifferenza siano robe di settant’anni fa?…. Siamo sicuri di poterci assolvere nel giro di qualche secondo di fronte ai massacri del marzo 1938?

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L'autore: L Undici

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