Ungheria: se Orbán si dà all’infotainment

Pubblicato il 4 Agosto 2012 alle 19:25 Autore: EaST Journal
viktor orban, ungheria

Il modello Est

Orbán ha poi raccontato come negli anni Novanta fosse diffusa la tendenza a riprodurre gli schemi adottati dai Paesi occidentali. Sono invece le nazioni dell’Europa centrale, abituate a subire sconfitte e ricostruirsi, quelle che dovrebbero fare scuola. Anche se con una punta di auto-celebrazione Orbán ha qui il merito di aver proposto uno spunto interessante e spesso sottovalutato. Nell’argomentarlo ha lanciato anche l’idea di un’alleanza dei Paesi dell’Europa centro-orientale, volta ad affrontare gli avvenimenti dei prossimi 20-25 anni. A questo punto  ha gettato uno sguardo al futuro. Nel prossimo ventennio i rapporti tra Ue, Russia e resto del mondo cambieranno. Anche in questo caso è importante che i paesi dell’Europa centro-orientale trovino il loro approccio separato all’ex-Urss che non può procedere insieme a quello dell’Ovest, se non altro per ragioni storiche. Di nuovo, se ci fosse del buono in quello che dice?

Pout-pourri di commenti

Parlando di banche, Orbàn ha ribadito l’importanza dell’indipendenza di quelle nazionali e, in risposta alle polemiche contro il controllo esercitato dal suo governo su quella di Budapest, ha osservato che la stessa Banca Centrale Europea è soggetta  all’influenza crescente di decisioni politiche nazionali. Immancabile la sparata contro la sinistra: l’Ungheria negli anni Novanta aveva saputo gestire bene un debito pubblico che adesso potrebbe essere al di sotto dell’80% del PIL se non ci fossero stati gli otto anni di errori dell’ultimo governo socialista.

L’articolo su Repubblica

Immediata la ripresa da parte della stampa, anche da quella italiana. Con quali toni? Catastrofici a dir poco. Scrive Andrea Tarquini su Repubblica di sabato 28 luglio: “Gravissima svolta in odore di fascismo nei disegni politici del potere ungherese, sfida dall’autocrate di Budapest (il premier Viktor Orbàn) ai valori costitutivi dell’ Europa. Per la prima volta, il capo del governo di destra nazionale ed euroscettica, con parole pesantissime e pubbliche, ha minacciato di sostituire la democrazia con un altro sistema politico. Sull’ultima frase, mi pare che trasmetta  un messaggio diverso da: ”Speriamo non sia necessario introdurre una nuova forma di governo che sostituisca la democrazia, ma abbiamo bisogno di nuovi schemi economici e nuove idee”. Ad ogni modo, le parole di Orbán sono preoccupanti qualunque sia la traduzione considerata. D’altra parte, continuare a tacciare l’Ungheria come una deriva neofascista mi sembra controproducente. A chi verrà voglia di trasferirsi in questo Paese, pure ricco di opportunità per l’imprenditoria italiana? Le meccaniche del giornalismo impongono titoli accattivanti e toni polemici, lo sappiamo. Chi scrive questo pezzo, del resto,  si è dedicato a un’infornata di dichiarazioni di Orbán piuttosto che ad altre notizie. Bisogna pur scrivere quello che interessa. Ma integrarlo con qualche dato potrebbe dare un quadro più realistico di una situazione che non è da Germania anni Trenta. Il diffuso accanimento contro il corrispondente da Berlino di Repubblica, che copre anche l’Ungheria, non m’interessa. Ho citato il servizio di Repubblica perché è il massimo che è arrivato da Budapest lo scorso fine settimana a raggiungere il cittadino medio italiano. Le testate maggiori sono costrette a risparmiare sui collaboratori esterni, mentre i media minori riprendono gli argomenti scovati dai big perché non hanno le risorse per andare più a fondo. In casi come quello ungherese, con un governo che fa temere le ipotesi più funeste, non sarebbe il caso di trovarsi un corrispondente sul posto?

Da EastJournal

di Claudia Leporatti

L'autore: EaST Journal

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