Dialoghi impossibili: la costituzione per principianti

Pubblicato il 9 Agosto 2012 alle 12:05 Autore: L Undici
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F. “Bella, i casalinghi della libertà … Casalinghi della libertà meno pattine per tutti. Vabbè è una …, mi perdoni, adesso che ci penso non le ho mai sentito dire stronzate.
A. “Essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali.”
F. “Lei è veramente fantastico, eppure per noi che siam più giovani la Costituzione sa di antico, di passato. Forse perché lei e quelli come lei, avete impedito ogni cambiamento. Volete proprio farci morire democristiani. Con questa Carta così vecchia.”
A. “Vecchia, vecchia. Ha solo sessant’anni. Pensi, lei che ama tanto il mondo anglosassone: la Magna Charta fondamento degli ordinamenti britannici è del 1215 e la Costituzione americana ha poco più di duecento anni ed è cambiata pochissimo. Scommetto che lei crede che il bicameralismo perfetto sia un male, vero?”
F. “Scusi … parla come mangi, bicameralismo perfetto, che significa esattamente? Vuol dire che le leggi devono rimbalzare fra Camera e Senato finché non sono approvate completamente da ciascuna? Cosa avrebbe di perfetto? Per me impedisce la rapida approvazione delle leggi.”
A. “ Lei vorrebbe approvare rapidamente una legge che impedisca le trasmissioni radiofoniche private?”
F. “No. Ovviamente.”
A. “Avere due camere con gli stessi poteri riduce la possibilità di abusi da parte del governo, perché lo costringe a un doppio negoziato. La stessa proposta di legge resta per più tempo sotto gli occhi dell’opinione pubblica e la costringe a pensare alle scelte che stanno per essere fatte.”
F. “Ciò non ha impedito a Berlusconi di farsi le leggi per sé.”
A. “Consideri solo questo, lei che mi sembra, tutto sommato, una persona di discreta intelligenza. Quante leggi non ha potuto far passare Berlusconi grazie a questa piccola trovata presa sessant’anni fa? E le suggerisco un’altra idea. E’ più facile controllare un Parlamento di mille persone o uno di duecento?”
F. “Me lo dica lei.”

Fabio Volo e Noam Chomsky

Non è un fotomontaggio: Fabio Volo e Noam Chomsky

A. “Tutti dicono che dobbiamo ridurre il numero dei parlamentari e i costi della politica. Sa perché abbiamo creato un Parlamento così grande? Per dare una voce ad ogni parte della società italiana. Questo è un paese difficile. Pieno di corporazioni, di fazioni, di  gruppi che lottano fra di loro. L’unico modo per farlo stare assieme è includere tutti. Se tutti si sentiranno rappresentati, ci saranno meno possibilità di creare gruppi antisistema, a destra e a sinistra.”
F. “Scusi, ma vi siete ispirati alle riunioni condominiali? Così non si decide mai niente.”
A. “Ma cos’è questa fretta di decidere? Le leggi vanno pensate bene. Altrimenti è meglio non farle.”
F. “Oggi tutto è a tempo, come una trasmissione televisiva: può ripetersi di stagione in stagione, se va bene, ma quando non c’è più niente da dare si deve far spazio al nuovo. Non seguo il calcio, guardo solo la Nazionale, sono uno romantico, ma so che facendo melina non si vincono i mondiali. Rimbalza di qua, rimbalza di là, diventa impossibile fare qualsiasi riforma.”
A. “Allora vuol dire che il paese non vuole le riforme. Berlusconi ha avuto per dieci anni la maggioranza per fare quello che voleva ma cosa ha fatto? Ha fatto quello che volevano gli italiani, cioè nulla.  E’ stata una delusione per me. Speravo tanto nel suo progetto. Oggi tanti vogliono cambiare la Costituzione per dare più poteri al Governo ai danni del Parlamento. Così si creano le condizioni per il governo del più forte o del più ricco.”
F. “Non mi convince però forse ha qualche ragione.”

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L'autore: L Undici

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