Identità italiana e interesse nazionale. Breve storia di due concetti difficili

Pubblicato il 28 Agosto 2012 alle 12:11 Autore: Giacomo Bottos

Con la transizione alla seconda Repubblica il concetto di interesse nazionale cadde abbastanza in disgrazia. Da un lato il processo di integrazione europea, dall’altro le tendenze separatiste della Lega e infine una visione del mondo condivisa che negava l’importanza dei confini nazionali all’interno di un mondo regolato dal libero mercato convergevano nel negare la rilevanza di questa idea.

La crisi mondiale prima e dell’Euro poi ci spinge oggi a rivedere le nostre certezze. Senza che questo debba significare un ritorno e un ripiegamento nell’orizzonte degli Stati nazionali, quello che stiamo apprendendo è come un’unificazione unicamente basata su un principio tecnocratico sia insufficiente a reggere un’unione sovranazionale. Se un’unione dev’essere – e in un mondo come quello di oggi sarebbe fondamentale per contare – questa non può essere costruita prescindendo dalla politica. La grande carenza del processo di integrazione è consistito in questo: nell’aver creato strutture amministrative europee, lasciando al livello nazionale la rappresentazione degli interessi e la lotta politica (il Parlamento europeo non ha finora conquistato il ruolo che gli spetterebbe). Solo la costruzione di un’unità concreta europea, sul piano culturale e sul piano di un realistico compromesso politico tra gli interessi nazionali potrebbe superare in maniera definitiva le difficoltà in cui siamo immersi.

Ma per poter fare questo passo, per sedersi a un tavolo per contrattare il ruolo dell’Italia in questo futuro, bisognerebbe prima riscoprire l’idea di interesse nazionale e comprendere quale questo sia per l’Italia nel mondo di oggi.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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