L’intervista. Il pastore Jones: “Obama sta distruggendo lo spirito americano”

Pubblicato il 4 Settembre 2012 alle 21:42 Autore: Daniele Curcio

Lei si ritiene un “pastore” nel senso generico del termine, ovvero una guida spirituale per i suoi concittadini?

Mi considero a tutti gli effetti un pastore, e lo sono stato per gli ultimi trentacinque anni. Sono un pastore nella concezione tradizionale del termine, non sono né voglio essere un pastore com’è considerato oggi. Faccio tutto ciò che un pastore tradizionale dovrebbe fare, predico messa la domenica, visito gli ammalati e chi ha bisogno di consiglio o conforto, celebro matrimoni e funerali. Certo, questo avviene anche nella concezione moderna. Quello che mi rende differente dagli altri è una semplice cosa: io predico la verità. Il ruolo del pastore non dovrebbe essere quello di far felice la gente, ma solo quello di servire Dio. Deve rendere i fedeli disciplinati, deve metterli di fronte ad uno specchio. Nella Chiesa d’oggi abbiamo purtroppo perso questo aspetto, non dobbiamo essere amichevoli a tutti i costi, dobbiamo servire il Signore e farlo a qualunque prezzo.

Quale è allora la sua missione?

La mia missione è svegliare l’America, far capire ai miei concittadini quale sia la verità. Stiamo lentamente distruggendo le fondamenta della nostra nazione, spendendo soldi che non abbiamo, uccidendo la vita tramite più di settecento aborti al giorno, imprigionando persone senza motivo. E gli americani hanno fatto come gli struzzi, infilato le loro teste nella sabbia pur di non vedere, pur di non capire. Le nostre comunità, quella bianca, quella afroamericana, quella ispanica, hanno tutte problemi morali e spiriturali da risolvere. La nostra missione è non nasconderci, affrontare i nostri problemi cercando di risolverli. Solo la verità rende l’uomo libero, per quanto questa possa essere dolorosa.

Lei si considera un Repubblicano? Un membro del Tea Party? O qualcosa di diverso?

Non sono né un repubblicano né un membro del Tea Party. Sono però un vero conservatore. I repubblicani non ci offrono le soluzioni ai nostri problemi, sono certamente meglio dei democratici ma sono comunque dei politici. Il Tea Party sarebbe un buon movimento, hanno un buon programma e le idee giuste per risollevare il paese. Tuttavia hanno un grande problema: sono un branco di codardi, così come tutti gli altri politici. Hanno bisogno dei voti della gente e dicono qualsiasi cosa pur di ottenerli. L’America non ha bisogno di politici o di belle bugie, ha bisogno di sapere la verità.

La maggior parte dei commentatori politici ritiene che, nonostante, come spesso succede, ci siano numerosi candidati “fuori dai principali partiti” a vincere saranno o Barack Obama o Mitt Romney. In caso di vittoria di quest’ultimo, cosa si aspetta da una Presidenza Romney?

Niente, è molle come un “pancake”, è un politico maestro dei “flip-flops”, è una persona senza alcuna convinzione o ideologia. Sarebbe però certamente meglio di Hussein. Mi piacerebbe che fosse capace di prendere decisioni forti: tagliare il deficit, riportare a casa le nostre truppe, tagliare l’inutilmente enorme budget per l’esercito, affrontare una volta per tutte la piaga dell’immigrazione clandestina. Mi piacerebbe che Romney fosse capace di tutto questo, ma purtroppo non esiste un singolo politico nell’arena tanto coraggioso da fare ciò che sarebbe giusto. Io sono forse l’unico. Se però insiste e vuole sapere se c’è qualche politico per cui nutro qualche simpatia, devo ammettere che sì, esiste. Il senatore Ron Paul. 

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L'autore: Daniele Curcio

Studente in Economia e Business Internazionale alla Università Bocconi di Milano, è appassionato di politica Americana sin da giovane. Durante i suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti ha avuto modo di approfondire i suoi studi nel settore. Consigliere di Municipio nel Comune di Brescia dal 2008. Caporedattore della sezione Esteri di Termometro Politico, sezione americhe e english version
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