La guerra tra Russia e Georgia, un conflitto mai finito. Come si svolsero i fatti, come sarà il futuro

Pubblicato il 18 Settembre 2012 alle 11:17 Autore: EaST Journal
guerra tra russia e georgia

Dopo lunghi anni di accuse, congetture, dichiarazioni più o meno ufficiose e relazioni  faziose è finalmente arrivata la conferma dalla bocca di Putin in persona, la Russia già nel 2007 aveva pronto il piano per l’invasione della Georgia. Nel 2008 ci fu un brevissima ma sanguinosa guerra tra Russia e Georgia che ha portato all’annessione alla Russia della regione autonoma dell’Ossezia del sud. La Georgia con il suo presidente Saakashvili ha sempre considerato questa guerra come un’invasione immotivata da parte della Russia che invece la considera solo una risposta all’aggressione portata avanti dalla Georgia.

Saakashvili ha pure arruolato Hollywood e star del calibro di Andy Garcia, Sharon Stone e Val Kilmer per la realizzazione di un film, intitolato “Five Days of War”, che portasse avanti le tesi pro-Georgia del presidente. Putin non è rimasto a guardare e ha immediatamente fatto realizzare un film che sostenesse la sua visione del conflitto. I rapporti tra Saakashvili e Putin non sono sempre stati così tesi (ricordiamo che ogni rapporto diplomatico e in parte commerciale è stato interrotto dopo la guerra), appena preso il potere dopo una incruenta rivoluzione, sostenuta e finanziata dagli Stati Uniti, nel 2003 si è affrettato a normalizzare i rapporti con l’ingombrante vicino.

Ci sono stati pure dei colloqui più o meno cordiali a Mosca tra Saakashvili e l’allora, nonché attuale, presidente Putin. L’obiettivo iniziale di Saakashvili fu quello di rialzare un Paese lacerato dalla crisi e dalle divisioni interne. Il primo passo del nuovo presidente fu quello di riunire la Georgia ormai divisa in regioni autonome ed aree semi indipendenti sotto l’influenza della Russia. Per prima cosa riportò sotto il suo controllo la regione dell’Adjara che era diventata regione de facto indipendente governata da un capoccia locale sostenuto dalla Russia che sperava nell’aiuto, che mai arrivò, di Putin.

guerra tra russia e georgia

Gli altri obiettivi di Saakashvili erano riportare sotto il controllo georgiano le ulteriori regioni autonome della Georgia, l’Abkhazia e l’Ossezia del sud. Questi due territori erano stati occupati dalla Russia nel 1992-1993, ma se nell’Abkhazia si era perpetrata una pulizia etnica nei confronti dei georgiani, in Ossezia del sud la situazione era diversa. Questo era un territorio in cui abitavano russi, osseti e georgiani in villaggi separati e l’autorità russa non si faceva sentire tanto che tutta la zona si trovava in una situazione di semianarchia. Saakashvili per rientrare in possesso di queste zone aveva lanciato delle trattative che all’inizio avevano fatto ben sperare, o forse erano solo l’ennesimo gioco di specchi portato avanti dalla coppia Medveved-Putin. Se l’Abkhazia era formalmente, anche se illegalmente, sotto il controllo russo, l’Ossezia del Sud era una terra di nessuno su cui vigilavano alcuni soldati “di pace” russi.

La zona era diventata uno dei centri del commercio nero di tutto il Caucaso, con traffici di ogni tipo, comprese armi e droga. Saakashvili con la scusa di arginare il fenomeno, e con l’assenso di Putin stesso, ha portato le truppe georgiane all’interno del territorio osseto e dopo una breve campagna, ad obiettivo raggiunto, si sono ritirate. L’idea di rientrare in possesso delle zone occupate dalla Russia è sempre stato il pallino di Saakashvili che in ogni comizio assicurava la popolazione che entro poco tempo avrebbe portato a termine questo compito. Dopo anni di colloqui senza risultati, con scaramucce ai confini, ci fu un’escalation di violenza. La popolazione georgiana era stanca non solo delle promesse mai mantenute di Saakashvili ma anche dei continui lanci di missili  sui villaggi georgiani dell’Ossezia che comunque hanno sempre causato danni irrilevanti, ma che avevano l’obiettivo di irritare il governo centrale georgiano e spingerlo a fare il primo passo che rappresentasse  quel casus belli tanto atteso dalla Russia per mettere in pratica quel famoso piano di invasione che si trovava nel cassetto del Cremlino da più di un anno.

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