Regionali 2010: analisi dal seminario S.I.S.E.

Pubblicato il 24 Maggio 2010 alle 12:59 Autore: Gabriele Bracci
elezioni regionali - Termometro Politico

Grazie all’analisi svolta dal Prof. De Luca (Università della Calabra), possiamo vedere che una prima risposta a tale fenomeno può essere rintracciata nel basso “indice di preferenza” presente nelle nuove liste, in particolare in quelle del “MoVimento 5 stelle”. In Piemonte, per esempio, l’indice di preferenza delle liste partitiche è del 35%, quello delle liste di sostegno ai candidati presidenti è del 37%, mentre quello della “lista 5 stelle” è notevolmente più basso, cioè del 24,4%. E questo vale anche per le altre regioni nelle quali si è votato. In queste liste, quindi, a catalizzare il consenso sembrano essere i programmi più che le singole personalità. Una seconda risposta la troviamo invece nel voto della Lega Nord: dovunque erano presenti le liste leghiste avevano sempre un “indice di preferenza” inferiore alla media regionale.

 

Programmi e termini ricorrenti

 

Spostando l’attenzione su un’analisi prevalentemente qualitativa, analizziamo adesso i programmi dei candidati alla presidenza del centrodestra e del centrosinistra per vedere i termini che ricorrono con più frequenza, e quali sono le differenze che emergono. Dall’analisi condotta dal Prof. Mauro Barisione (Statale di Milano) sono stati appositamente esclusi i programmi di Zaia, Cota, Vendola e Bonino per focalizzare il confronto tra Pd e Pdl.

 

Di seguito la mostriamo la“top ten” delle espressioni che compaiono con più frequenza nei rispettivi programmi:

 

PD = nuovo; sistema; impresa; sociale; sviluppo; servizi; pubblico; lavoro; territorio; economico.

 

PDL = sistema; nuovo; territorio; sviluppo; servizi; imprese; pubblico; milioni; euro; interventi.

 

Come possiamo vedere molti termini si equivalgono e compaiono quasi con la stesa assiduità. Tuttavia vi sono anche delle differenze: i termini “milioni” ed “euro” non li troviamo quasi mai nei programmi del Pd. Considerando, inoltre, anche le espressioni che seguono alle prime dieci, vediamo che il Partito Democratico parla più spesso degli “anni” (intesi come anni passati e futuri), di “crisi” (di economia, etc) e più ripetutamente di “politica”.

 

Il Pdl come visto, parla invece più di “interventi”, ma anche di “piani”, di “attività”, di “settori”, cioè si preoccupa di creare un discorso attorno al tema del “fare” e di quanto costa il “fare” (“milioni”, “euro”).

 

Lega e maggioranza veneta

 

Durante il seminario non sono poi mancate alcune analisi riferite al risultato ottenuto dalla Lega Nord. Tra queste quella del Dott. Bussoletti (Università di Firenze) pone l’accento sugli eventuali esiti negativi che possono derivare dal pur ottimo risultato conseguito dalla Lega in queste elezioni. Si può notare, infatti, che con molta probabilità se si tenesse oggi un congresso, la maggioranza interna passerebbe dalla storica componente lombarda a quella veneta, con possibili effetti destabilizzanti all’interno del partito.

 

In base allo statuto della Lega (art.11) il numero dei delegati dipende sia dal dato demografico (uno ogni trecentomila abitanti), che dal dato elettorale (due delegati ogni punto percentuale) delle ultime elezioni, siano esse politiche, europee o regionali. Solitamente la componente lombarda, con i soli dati demografici riusciva ad avere quasi il doppio dei delegati veneti, ma la crescita della Lega in questa regione sembra aver ribaltato questi rapporti di forza. Per precisione ricordiamo comunque che la Lega non tiene un congresso dal 2002, nonostante lo statuto preveda che ogni tre anni in via ordinaria (art.11) debba svolgersene uno.

 

Analisi 1995 – 2010

 

Vediamo adesso come si sono modificati i consensi (in termini di voti assoluti) delle principali forze politiche prendendo in considerazione un arco temporale più ampio, ovvero confrontando gli ultimi risultati elettorali sia rispetto al 2005 che al 1995. Il Prof. Terenzio Fava (Università di Urbino) nella sua esposizione ci fa notare che le uniche formazioni politiche che riescono a guadagnare sono la Lega Nord e l’Italia dei Valori. La Lega infatti riesce quasi a raddoppiare i propri consensi sia rispetto al 1995 che al 2005. Anche l’Idv guadagna voti ovunque (1 milione e 200 mila rispetto al 2005) con accenti più marcati nelle ex “zone rosse”.

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