Russia, la (ri)elezione feudale dei vassalli

Pubblicato il 24 Ottobre 2012 alle 22:05 Autore: Marco Residori

Un errore è da imputare però all’opposizione. Negli stessi giorni in cui venivano condotte le votazioni, buona parte dei suoi leader, si batteva infatti, non per sostenere le candidature locali ed allargare così alle periferie il concentrato sostegno di cui gode il movimento di protesta nato un anno fa, ma per garantirsi consensi validi all’elezione (in via telematica) dei 45 delegati costituenti il Coordinamento Interno, una sorta di parlamento ombra simbolicamente replicante le istituzioni ufficiali di cui non si riconosce la legittimità. Posta la bontà dell’iniziativa, anch’essa messa sotto attacco dall’entourage di Putin attraverso un hackeraggio al sito ospitante le consultazioni, la tempistica non è stata sicuramente perfetta. Sottrarre le proprie attenzioni alla tornata amministrativa non ha aiutato infatti un’opposizione già ampiamente ed incolpevolmente indebolita dalla scarsa democraticità che ha contraddistinto i processi elettorali. Ciò, oltre ad aver creato un danno direttamente elettorale, sembra aver contemporaneamente delegittimato chi, attraverso la consultazione interna, era in cerca di consenso. La logica dell’interesse personale è stata infatti imputata a chi ha deciso di organizzare la seppur stimabile iniziativa in quasi-simultanea concomitanza (20-21 ottobre) con le amministrative.

La tornata ha visto infine nuovamente affermarsi quello che sembra essere il protagonista delle recenti consultazioni elettorali nello spazio post-sovietico: l’astensionismo. L’affluenza alle urne oscillante tra il 15% (Kamchatka e Primorye) e il 28% (Khimki) ri-lancia l’ennesimo messaggio  con retrogusto di boomerang. Pur costituendo un importante monito di condanna agli assetti di potere creatisi nello spazio post-sovietico, esso non garantisce infatti alcuna solida base utile a intraprendere i necessari processi di cambiamento in prospettiva futura, perpetrando così lo status quo e i benefici di chi lotta per conservarlo.

Nel mentre, i leader del movimento democratico, Sergei Udaltsov e Alexei Navalny, continuano a subire intimidazioni. I vassus, rinvigoriti dalla conferma elettorale, sottoscrivono il loro nuovo homagium. Il dominus rafforza il proprio potere. Il sistema vassallatico-beneficiario impera.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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