Il referendum mette a rischio la Costituzione?

Pubblicato il 18 Giugno 2009 alle 11:08 Autore: Salvatore Borghese
settimana politica

Anche qui bisogna ricorrere ad una certa approssimazione, non solo per quanto riguarda le mancate circoscrizioni estere, ma soprattutto per il fatto che per il Senato votano effettivamente meno cittadini che per la Camera (possono infatti votare i cittadini dai 25 anni in su).

Che percentuale raggiungono i partiti che alla Camera abbiamo visto raggiungere il 68%, cioé PDL, Lega e UDC? 202 voti su 309, senza contare i senatori a vita; dunque, non raggiungono, seppur di pochissimo, il 66%, anche senza considerare i senatori a vita, di cui almeno 4 su 7 molto probabilmente voterebbero contro insieme al centrosinistra.

Ma gli scenari che abbiamo considerato scontano il piccolo difetto di non essere realistici, non solo per il fatto di essere ricavati da risultati di elezioni europee (quantunque queste siano, tra tutte le tipologie di elezioni, le più “assimilabili” alle elezioni politiche); ma anche, e soprattutto, perché ignorano le conseguenze sul piano dell’offerta partitica che produrrebbe l’approvazione del referendum elettorale.

Abbiamo già considerato diversi scenari, considerando questa variabile, quando abbiamo applicato il guzzettum alle Politiche 2008; consideriamo ora il caso, oggettivamente più probabile, in cui invece di andare separati il Partito Democratico e Italia dei Valori formano una lista unica, e riconsideriamo i risultati sommando “brutalmente” i voti ottenuti da questi due partiti alle europee.

Per la Camera dei Deputati, non cambierebbe nulla perché PD + IDV non supererebbero comunque il risultato del PDL (34,1% contro 35,3%).

Per il Senato, invece, cambierebbe molto perché in diverse regioni il premio di maggioranza andrebbe al “Partito democratico dei valori” (come abbiamo definito, con sprezzo del pericolo, questa ipotetica fusione), facendo sì che si ottenga questo scenario:

In questo caso vediamo come non solo il PDL non abbia la maggioranza, ma sia ben lontano dal raggiungere il 66% dei seggi, anche contando sull’appoggio di Lega e UDC.

***

Possiamo dunque concludere che, se venisse approvato il referendum elettorale (e la legge non subisca alcuna successiva modifica), il rischio di una maggioranza costituzionale di un solo orientamento sia scongiurato? No, non possiamo. Ma possiamo certamente asserire che la modifica referendaria della legge elettorale non espone automaticamente il Paese ad un rischio simile, e che questo rischio deriva invece da altri fattori, in primo luogo le scelte dei partiti su come rispondere alla nuova legge elettorale, ma soprattutto il rapporto di forza tra le varie liste che è in mano alle scelte degli elettori.

Salvatore Borghese

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L'autore: Salvatore Borghese