Milano: i trend elettorali negli ultimi 10 anni

Pubblicato il 15 Aprile 2010 alle 16:35 Autore: Eugenio Angelillo
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I partiti maggiori

 

La prima analisi è stata condotta sui voti a PDL e PD e sono stati confrontati con l’area del non voto, considerata come la somma di astenuti e voti nulli.

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È subito evidente che, in questi dieci anni, il non voto è il primo partito a Milano, fatta eccezione per le elezioni politiche. In secondo luogo è interessante la dinamica tra il voto ai due partiti e l’area della non-voto da metà degli anni 2000. È evidente, infatti, che a picchi di astensione corrispondono minimi nei voti ai partiti e viceversa, a significare, a nostro parere, che i due partiti pescano dall’astensione o viceversa, con poco o nessuno scambio di voti tra loro o da altri partiti. Questo comportamento appare particolarmente indicativo negli ultimi anni, con un andamento assolutamente speculare nelle ultime tre elezioni.

Altro fatto indicativo a nostro parere sono le grosse oscillazioni di PD e PDL in termini di voti assoluti. Il PDL raggiunge il suo minimo alle ultime elezioni regionali, con poco meno di 185mila voti, meno della metà degli oltre 400mila voti raccolti nelle politiche del 2001. Il PD invece nelle elezioni locali oscilla tra i 130mila e i 150mila voti, mentre alle politiche raggiunge anche i 260mila voti (politiche 2001 e 2008) a porre l’accento sulla strutturale debolezza del partito locale.

Infine negli ultimi 2/3 anni la situazione pare cristallizzata sia per il PDL, che è ai suoi minimi storici, che per il PD fermo sulla sua solita linea di galleggiamento intorno ai 130mila voti. Costante pure l’area del non voto.

Gli altri partiti

Il panorama degli altri partiti nel Milanese appare parecchio movimentato, con tuttavia un preciso trend elettorale che parte dalle elezioni politiche del 2006 e si stabilizza nelle elezioni del 2009 e del 2010.

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Innanzitutto, Lega e IDV in pratica raddoppiano i loro voti dal 2006 a oggi. La Lega passa dai 42mila voti del 2006 ai 74mila delle regionali 2010 con in mezzo un rimarcabile picco di quasi 100mila voti nelle politiche del 2008. Stessi dicasi per IDV: da 18mila voti nel 2006 ai quasi 40mila del 2010, con un picco di quasi 50mila voti alle scorse europee. Considerato il calo di PDL e PD negli stessi anni, è evidente come questi due partiti beneficino dello scontento degli elettori verso i due partiti maggiori.

Infine da notare anche il comportamento della Lega che mediamente prende più voti alle politiche che nelle altre elezioni amministrative, a rimarcare ulteriormente la caratteristica di voto d’opinione dato al partito di Bossi.

Speculare al boom dei partiti ancillari di PD e PDL è il crollo dei votanti per i partiti della sinistra extraparlamentare che, se nel 2006 raggiungevano alla camera i quasi 90mila voti, quattro anni dopo alle regionali ne raccoglievano solo un terzo, cioè meno di 30mila voti.

A fronte di questi notevoli movimenti di voti, rimarchevole è anche il fatto che l’UDC a Milano raccolga costantemente, da dieci anni a questa parte, dai 12mila ai 16mila voti, con tre sole eccezioni: Camera 2006, quando il partito di Casini supera i 43mila voti, ed europee 2009 e politiche 2008 quando sfiora i 25mila voti. Da notare che nelle ultime tre tornate amministrative l’UDC raccoglie quasi gli stessi voti: dai 14.713 voti delle comunali 2006 ai 14.810 delle regionali 2010.

 

Il distacco CDX-CSX

 

Negli ultimi dieci anni il CSX ha raccolto più voti del CDX solo nelle Europee 2004, mentre negli ultimi anni il distacco si è stabilizzato attorno ai 50mila voti.

 

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Peraltro quand’anche allargassimo il CSX all’UDC, sommando i voti di quest’ultima a quelli del CSX, non cambierebbe molto: solo nelle politiche 2006 in corrispondenza con il picco assoluto dei voti UDC (che comunque all’epoca era parte integrante del CDX) si ribalterebbe il risultato. In tutti gli altri casi il CDX continuerebbe a sopravanzare il CSX, anche in formazione allargata, sebbene con un margine minore.

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L'autore: Eugenio Angelillo