Quale legge elettorale vogliono i partiti? (2)

Pubblicato il 31 Dicembre 2010 alle 17:45 Autore: Matteo Patané

Sono degni di nota poi gli atti Atto 1807 di Giuseppe Esposito (PdL), che prevede il limite massimo di dimensioni delle coalizioni a due liste, l’Atto 3 di iniziativa popolare (“Parlamento Pulito”), che prevede il lmite massimo di due mandati, l’ineleggibilità e la decadenza dei condannati anche in primo grado e l’introduzione del voto di preferenza, l’Atto 2357 di Enrico Musso (PdL), che definisce i criteri di presentazione delle candidature allo scopo di combattere i doppi incarichi, e infine l’Atto 2387 di Stefano Ceccanti (PD) che prevede l’indizione di un nuovo referendum elettorale ed il contestuale ritorno al “Mattarellum”.

Come si può osservare da questa lunga carrellata, sono soprattutto le forze di opposizione a richiedere modifiche radicali alla legge elettorale, ed in particolar modo il Partito Democratico grazie al prolifico Ceccanti. D’altra parte non è possibile cogliere alcuna strategia nel cumulo di atti depositati dai parlamentari del PD, se non la volontà di tenersi il maggior numero possibile di porte aperte nel momento in cui la situazione politica fosse favorevole ad una piuttosto che ad un’altra proposta.
Colpisce inoltre l’assenza di proposte da parte di esponenti dell’Italia dei Valori, da sempre strenua oppositrice del “Porcellum”: probabilmente anche questa formazione politica ha deciso per una strategia attendista, che le consenta di non impegnarsi direttamente in proposte concrete e le lasci le mani libere per appoggiare quella che si rivelerà più opportuna.
Di ben altro tenore le proposte giunte dai banchi della maggioranza parlamentare, generalmente riguardanti modifiche limitate alla legge vigente: in particolar modo sono due gli atti potenzialmente devastanti a livello politico.
La riduzione a due del numero massimo di liste presenti in una coalizione penalizza infatti fortemente il centrosinistra, che storicamente trova la sua forza nelle piccole liste che circondano, a destra e a sinistra, i partiti principali; inoltre una simile proposta, se approvata, spezzerebbe le reni sul nascere a quella che pare essere la formazione più probabile dell’alleanza di centrosinistra in caso di elezioni anticipate a tre poli, ovvero PD-IdV-SEL.
Il premio di maggioranza su base nazionale al Senato è, se possibile, ancora più insidioso: in una situazione in cui la presenza di tre poli mette seriamente a rischio la possibilità di una maggioranza stabile al Senato, questa legge distorce ulteriormente la corrispondenza tra voti e seggi allo scopo di blindare la vittoria per la coalizione in grado di portare più voti, che, in caso di voto nella primavera 2011, probabilmente sarà ancora una volta quella guidata da Silvio Berlusconi.

La variegata galassia delle proposte di legge in materia elettorale altro non è, in fondo, che lo specchio generale della politica: un PD che tiene il piede in più scarpe, che sacrifica la chiarezza nel nome del mero calcolo politico, un’IdV che non propone per avere la libertà di bacchettare le proposte altrui, ed un PdL che tenta di sfruttare la possibilità di legiferare per agire a proprio vantaggio anziché pensare al buon funzionamento della macchina statale.

Matteo Patané

(Blog dell’autore: Città Democratica)

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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