Bologna, i numeri delle primarie

Pubblicato il 27 Gennaio 2011 alle 10:32 Autore: Matteo Patané

Il 23 gennaio 2011 si sono svolte a Bologna le primarie del centrosinistra finalizzate alla scelta del candidato sindaco per le elezioni amministrative previste per questa primavera.

Con 28.363 partecipanti e 28.120 voti validi l’appuntamento si può senza dubbio considerare come un grande successo – superato di circa 4.000 unità il dato delle primarie che incoronarono Flavio Delbono nel 2008, che però riguardavano solo candidati espressione del PD – dopo i patemi che aveva suscitato la scarsa affluenza a Milano.

L’esito delle primarie, che vedevano contrapposti Frascaroli, Merola e Zacchiroli, si è risolto nettamente a favore del secondo, il candidato ufficiale espresso dal Partito Democratico, che con 16.407 preferenze, pari al 58,35% del totale, ha staccato nettamente la Frascaroli, civica appoggiata da SEL (10.119 voti, pari al 35,99%) e Zacchiroli, anch’egli civico (1.594 preferenze, il 5,67% del totale).

Candidato Frascaroli Merola Zacchiroli Bianche/Nulle Totale
Borgo Panigale 467 (19,92%) 1.743 (74,36%) 134 (5,72%) 8 2.352
Navile 1.629 (30,76%) 3.450 (65,14%) 217 (4,10%) 35 5.331
Porto 888 (42,90%) 1.059 (51,16%) 123 (5,94%) 26 2.096
Reno 784 (28,89%) 1.786 (65,81%) 144 (5,31%) 24 2.783
San Donato 665 (29,10%) 1.499 (65,60%) 121 (5,30) 21 2.306
Santo Stefano 1.594 (53,17%) 1.219 (40,66%) 185 (6,17%) 37 3.035
San Vitale 1,425 (45,31%) 1.509 (47,98%) 211 (6,71%) 39 3.184
Saragozza 1.177 (48,38%) 1.075 (44,18%) 181 (7,44%) 28 2.461
Savena 1.220 (27,76%) 2.980 (67,57) 210 (4,76%) 22 4.432
Seggio Speciale 270 (63,53%) 87 (20,47%) 68 (16,00%) 3 428
Totale 10.119 (35,99%) 16.407 (58,35%) 1.594 (5,67%) 243 28.363

Il risultato delle primarie bolognesi risponde e normalizza in qualche modo la situazione rispetto a Milano, quando da più parti si era parlato di un Partito Democratico travolto dallo strumento da esso stesso inventato e di un vero e proprio “effetto PD” in grado di penalizzare significativamente i candidati espressione di tale partito.
La netta vittoria di Merola in qualche modo sfata questa visione, mostrando come il traino dei partiti possa esprimersi tanto in negativo quanto in positivo e riconducendo quindi l’esito delle votazioni alla scelta tra le persone ed i programmi in lizza. Anzi, così come era sbagliato per Milano sostenere che la vittoria di Pisapia era una sconfitta per il PD, allo stesso modo è sbagliato ritenere che il risultato di Merola ne sia una vittoria.
In un’ottica di lettura corretta, che considera le primarie un momento costruttivo di ricerca del candidato ideale per la coalizione e non un regolamento di conti interno, i due eventi di Milano e Bologna sono da interpretare unicamente come casi in cui il principale partito della coalizione ha proposto candidati che rispettivamente non erano ed erano stati considerati i migliori per battere il centrodestra.

Naturalmente, un sistema ancora relativamente nuovo e poco rodato – specie a livello locale – come quello delle primarie rende il ragionamento sopra esposto lievemente utopistico: le primarie in un modo o nell’altro sono purtroppo utilizzate come prove di forza tra i partiti, le correnti e le persone di una coalizione, prove di forza vincolate comunque alla regola che chi perde si adegua a sostenere poi il vincitore alle elezioni.
Proprio da un uso adulterato dello strumento possono nascere quindi situazioni che producono risultati in cui il candidato vincente non è quello con più chance di vincere le elezioni, ma quello con l’apparato più potente alle spalle, che si tratti di un partito, di un leader, di un movimento d’opinione.
Il punto focale è: lo strumento funziona? Le primarie, allo stato attuale, sono falsate oppure sono in grado di servire al loro scopo, ovvero individuare il miglior candidato possibile per le elezioni?
La mobilitazione del PD di cui ha potuto godere Merola non è meno degna dell’effetto Vendola che ha condotto Pisapia alla sua vittoria nel capoluogo lombardo. Pisapia e Merola hanno potuto entrambi contare su apparati vincenti, sia pure di differente connotazione ed estrazione. Stigmatizzare il primo evento come una vittoria contro l’ordine costituito ed il secondo come una grigia affermazione di un sistema di potere significa di fatto partire da un punto di vista, pur legittimo, non del tutto focalizzato sul significato reale delle primarie. Sia Pisapia sia Merola sono stati espressione di un sistema vincente a livello di coalizione, ciascuno nel proprio ambiente; e proprio il fatto che a sollecitazioni ed ambienti diversi le primarie siano in grado di consentire le vittorie di candidati provenienti da anime differenti del centrosinistra è un significativo indice della salute e della bontà di questo strumento.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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