Ucraina, l’economia nazionale tra investimenti esteri ed evasione

Pubblicato il 19 Novembre 2012 alle 10:48 Autore: Marco Residori

Il sistema descritto, garantendo un lucroso beneficio agli oligarchi, condanna proporzionalmente il disastroso sostentamento fiscale ucraino. Ogni dollaro di profitto di impresa generato a Cipro significa infatti un dollaro di profitto tassabile in meno a Kiev. L’Ucraina, vantante un diritto di imposta sul profitto del 23%, a causa dei processi di elusione fiscale descritti, perde quindi ogni anno cifre importanti nel finanziamento del proprio Stato sociale e nella possibilità di rilancio dell’economia nazionale. Se a ciò si aggiungono i dati (2007), riportati da Bloomerang Businessweek, ultimo studio completo in materia, che registrano lo sconsolante sesto posto ucraino nella classifica delle economie sommerse (58,1 % del Pil), ulteriormente chiara diventa la portata del primato di Cipro negli investimenti in Ucraina e dei conseguenti investimenti ucraini a Cipro.

La recente riforma fiscale, intrapresa dal governo Yanukovich, al fine di arginare il problema dell’evasione, seppur parzialmente ha inciso, contemporaneamente non ha sradicato i vizietti dei contribuenti ucraini. All’utopia di una contribuzione fiscale onesta e alla realtà di una pratica del nero capillarmente diffusa si è provato a rispondere introducendo un sistema fiscale forfettario, simile ai nostri studi di settore. Seppur ammirabile la soluzione teorica, la pratica ne ha notevolmente ridotto i prospettati successi. Essa ha visto, infatti, buona parte dei contribuenti ucraini agire fiscalmente secondo le seguenti procedure. Io, imprenditore ucraino, fatturo regolarmente sino alla soglia della contribuzione agevolata. Nel momento in cui la raggiungo, non contribuisco proporzionalmente all’incremento fiscale ma apro una nuova azienda, intestata ad un familiare, amico o prestanome, fatturante le mie attività di impresa sino a raggiungere nuovamente la soglia predefinita. Qualora, considerata la spiccata produttività del mio business, superi nuovamente detta soglia, apro un’altra attività, riconducibile sempre a familiari, amici o prestanome, attraverso la quale fatturo la parte residuale del mio business continuando ad avvalermi della contribuzione agevolata. Il processo, capace di replicarsi molteplici volte, seppur registra un distorto incremento contributivo rispetto al periodo pre-riforma, evidenzia nuovamente il problema dell’elusione fiscale, generante ulteriori aggravi sul finanziamento della spesa pubblica e sul conseguente e necessario rilancio dell’economia del Paese. La capacità di attrarre i reali interessi degli investitori stranieri, dando pratica ad un ciclo economico virtuoso, sembra quindi necessariamente dover passare da un incremento di sensibilizzazione e responsabilizzazione della cittadinanza. Questo il cruciale nodo imprescindibile per qualsiasi riforma economica proposta dalla classe politica.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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