Il nuovo volto di Berlusconi

Pubblicato il 7 Febbraio 2011 alle 21:58 Autore: Matteo Patané
Berlusconi

Il flusso del discorso è in realtà relativamente semplice: una prima fase in cui si rimarca il diritto a governare del centrodestra e le vittorie parlamentari che hanno riaffermato tale diritto, seguita da una panoramica delle principali azioni svolte dal governo e da una chiusa dominata dagli attacchi ai magistrati e dalla promessa di una riforma della giustizia. L’impatto emotivo è palese.
Citare la vittoria elettorale, la coerenza con il mandato ricevuto dagli elettori e al tempo stesso tacciare coloro che hanno lasciato la maggioranza – i finiani – come traditori serve non tanto a legittimare la posizione di Berlusconi, ma a definire chi sono i “buoni” e chi i “cattivi”. Berlusconi è legittimato a governare, Fini ha tradito il mandato degli elettori, l’opposizione tenta di rovesciare con l’aiuto della magistratura politicizzata il governo eletto dal popolo: questa serie di concetti, semplici nell’espressione e proprio per questo semplici da fissare nella mente di un pubblico già comunque amico, suscitano nell’ascoltatore la percezione di trovarsi nella squadra giusta, la squadra che ha ragione.
Il termine squadra, che evoca la trasformazione della battaglia politica in tifo e che nelle prime battute del videomessaggio è solo un prodotto dell’intuito, appare in maniera molto più esplicita nella rievocazione delle ultime votazione parlamentari vinte dalla maggioranza. Berlusconi parla di un sette a zero, un punteggio calcisticamente – e pensare al calcio viene spontaneo, vista la popolarità di questo sport in Italia e visto che l’oratore è presidente della squadra attualmmente in cima al campionato – pesantissimo; la squadra dei buoni è anche la squadra vincente. Quale appeal migliore? Quale modo migliore di presentarsi? Il refrain dell’amore che vince sempre sull’odio trova qui piena e completa applicazione.

Un altro refrain, la politica del fare contrapposta ai giochi di palazzo, è l’introduzione della seconda parte del discorso, in cui Berlusconi rivendica i successi dell’esecutivo: riforma dell’università, Banca del Sud, sostegno alle piccole e medie imprese, allineamento dell’età pensionabile tra uomini e donne, detassazione degli straordinari e stabilità finanziaria sono i punti che il premier rivendica come successi del governo, assieme naturalmente al progetto – in corso – del federalismo. E proprio questi successi servono, nell’economia del discorso, a introdurre l’attacco finale alla magistratura e alle cause che lo vedono coinvolto. Berlusconi si scaglia contro le intromissioni nella sua vita privata e le intercettazioni, e rivendica il diritto ad esser giudicato dinanzi al Tribunale dei Ministri e a riformare la giustizia.
L’impatto emotivo, nuovamente, è assicurato: dinanzi alla lista delle opere del governo non è difficile immaginare i magistrati come degli ostacoli alla realizzazione dell’opera riformatrice portata avanti dal centrodestra. E al tempo stesso è evidente l’immagine di un Berlusconi interamente rinnovato, non più la novità sulla scena politica ma un governante che elenca i suoi successi per chiedere ancora una volta la fiducia del popolo.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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