Il nuovo volto di Berlusconi
[ad]L’immagine costruita dal Cavaliere è emotivamente molto efficace perché sicuramente è facile percepirla come vera: i punti elencati dal premier come successi dell’esecutivo sono verificabili; il diritto al governo conferito dal popolo alla coalizione di centrodestra è indiscutibile, così come è innegabile che Berluscconi non abbia avuto condanne a suo carico e che la sua maggioranza sia stata in grado di reggere ogni tentativo di spallata fino a qui messo in atto.
Solo indagando con una certa profondità si riescono a vedere le crepe nella costruzione berlusconiana.
Le vittorie ottenute dal centrodestra in Parlamento nel corso delle ultime votazioni chiave, a ben riflettere, si possono interpretare in maniera ben differente dalla visione trionfalistica proposta da Berlusconi. All’insediamento della Camera dei Deputati, dopo le elezioni politiche del 2008, la coalizione di centrodestra a sostegno del governo contava su 335 elementi tra PdL e Lega – oltre ad alcuni elementi del Gruppo Misto – su una maggioranza assoluta di 316. La votazione di fiducia del 14 dicembre 2010 si è conclusa con un risicato 314 a 311, una vittoria per soli tre voti e senza maggioranza assoluta. Se non mente Berlusconi a dire di aver incassato solo vittorie nei voti chiave per la sopravvivenza dell’esecutivo, i numeri hanno però confermato una progressiva erosione della maggioranza che ormai si trova costretta a giocare quasi alla pari con l’opposizione in ogni votazione. Ciò rende mediaticamente ogni votazione più interessante ed offre quindi maggior risalto alle vittorie parlamentari del centrodestra, ma si tratta davvero della celebrazione di esiti che, con i numeri di inizio legislatura, avrebbero dovuto essere più che scontati. Berlusconi esalta vittorie risicate quando le vittorie schiaccianti avrebbero dovuto essere l’ordinaria amministrazione.
Colpiscono in seconda battuta le frasi di Berlusconi
Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare.
Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all’esame dei tribunali.
Se si esamina la storia giudiziaria di Berlusconi, tuttavia, si vede come degli oltre venti procedimenti che lo hanno visto o che lo vedono implicato non per tutti vi sia stata un’assoluzione nel merito.
In particolare il processo sul Lodo Mondadori, il processo All Iberian 1 ed il processo Lentini sono terminati in prescrizione, mentre il processo per falsa testimonianza sulla P2 ha risentito dell’amnistia concessa con il Decreto del Presidente della Repubblica 75/1990. L’imputazione per frode fiscale per l’acquisto dei terreni di Macherio è stata amnistiata a seguito del condono fiscale sancito dalla Legge 413/1991. Vi sono poi le imputazioni per frode fiscale dei processi All Iberian 2 e SME-Ariosto 2, terminate con assoluzioni poiché il fatto, a seguito della Legge Delega 366/2001 e del conseguente Decreto Legislativo 61/2002, non costituisce più reato.
Questo campionario, unito a norme che limitano la condannabilità degli imputati varante durante i governi Berlusconi, tra cui spicca la Legge 251/2005 che accorcia i tempi di prescrizione, stride in maniera eclatante con le affermazioni del premier.
Risulta poi curiosa la disponibilità del Presidente del Consiglio di farsi giudicare dal Tribunale dei Ministri. Come si evince dalla Legge Costituzionale 1/1989 il Tribunale dei Ministri è l’organo di giudizio competente per gli atti commessi dai Ministri della Repubblica svolti nell’esercizio delle loro funzioni. Non solo risulterebbe abbastanza ridicolo pensare che le feste di Arcore e l’eventuale favoreggiamento alla prostituzione minorile (la concussione potrebbe essere un altro discorso) siano reati commessi da Berlusconi nella sua veste di Presidente del Consiglio, ma in quella frase si svela un Berlusconi in contraddizione con sé stesso. Se i reati devono essere giudicati dal Tribunale dei Ministri, e quindi sono stati commessi da un Ministro della Repubblica nell’esercizio delle sue funzioni, non ha senso parlare di violazione della privacy di un privato cittadino.
È quindi evidente che la frase di Berlusconi è unicamente uno specchietto per le allodole, l’evocazione di una situazione impossibile per mostrare una disponibilità inesistente.
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