Il ruolo delle banche centrali

Pubblicato il 29 Gennaio 2013 alle 12:49 Autore: Redazione

E l’Europa? Anche questa volta l’interpretazione è scritta più nei libri di storia che altrove. Alla fine della Prima Guerra Mondiale la Germania sconfitta fu costretta a stampare moneta per pagare i debiti e la sua Banca Centrale fu commissionata da paesi esteri  (proprio le stesse dinamiche dedicate alla Grecia) nel suo board sedeva una maggioranza di stranieri che imponeva manovre di austerity agli sconfitti. Basta girare in internet per trovare foto di persone che utilizzavano mucchi di banconote per accendere la stufa perché il valore scritto sui biglietti era inferiore alla carta su cui era stampato, o aneddoti per cui un ladro preferiva rubare una busta piena di verdura piuttosto di una piena di soldi. La Germania, che ha paura dell’iperinflazione e si tratta di una fobia intrinseca nel suo DNA sociale, non avrebbe mai permesso di fondare una Banca Centrale Europea che non vigilasse sulla bestia nera che l’ha ridotta sul lastrico tra le due guerre. Non era possibile far perdere la sovranità ai Governi nazionali, quindi la crescita deve essere demandata a azioni di politica economica, dimenticando l’esistenza delle leve dell’economia monetaria. Insomma, una BCE con le ali tarpate dalle paure teutoniche che hanno governato a Francoforte con Duisenberg prima e Trichet poi, ma Mario Draghi sembra intenzionato a cambiare più di qualche piccolo aspetto del suo mandato.

Nel frattempo però tra i grandi paesi con una Banca Centrale a pieni poteri si presenta la non tanto raffinata quanto efficace ipotesi di svalutazione competitiva: ridurre ancora i tassi, inondare il mercato delle loro valute di modo da far perdere loro di valore e quindi aumentare le esportazioni: per un acquirente un’auto della Toyota sarà, a parità di prestazioni, più conveniente di una della Volkswagen, grazie a uno Yen più debole dell’Euro. Tramite i suoi Quantitative Easing Bernanke ha di fatto accettato il rischio di inflazione pur di far ripartire i consumi negli States, stessa cosa sta facendo la BoE, con tassi estremamente bassi e non ultimo della scena, il neo eletto Governo Giapponese di Shinzo Abe ha di fatti scavalcato l’indipendenza della BoJ creando un’alleanza per permettere al Giappone di uscire dalla deflazione (prezzi che scendono in presenza di una decrescita economica) e da quello che ormai i libri di storia finanziaria definiscono come il “lost decade” ovvero il decennio perso fin da metà degli anni 90.

Nel breve termine queste svalutazioni di fatto aiuteranno questi paesi a generare una crescita economica che permetterà loro di essere più competitivi e l’impressione è che l’Europa sia deputata a subire tali pressioni vedendo la propria bilancia commerciale passare in deficit a causa della riduzione delle esportazioni, non a caso Merkel, in prima linea al World Economic Forum di Davos, ha criticato la scelta giapponese e, indirettamente, quelle statunitense e britannica. Nonostante la cordiale antipatia che la Cancelliera tedesca si è conquistata nel Vecchio Continente dovrebbe essere plaudita quando afferma che se le Banche Centrali Mondiali si fossero comportate come la BCE probabilmente la soluzione della Crisi sarebbe più vicina, ma la miopia dei Governatori sembra più forte rispetto alla visione degli statisti: infatti la saturazione del mercato è evidente a tutti i livelli e forse nel medio termine risulterà una ennesima bolla con effetti collaterali non gradevoli per le economie extraeuropee. Non ci resta che restare ad osservare sperando che anche l’Eurozona diventi più dinamica nelle decisioni a difesa della seconda economia mondiale.

di Ivan Peotta

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