Crescita e lavoro nelle agende anche in Scandinavia

Pubblicato il 31 Gennaio 2013 alle 11:25 Autore: Antonio Scafati

Il lavoro è al centro anche dell’agenda laburista. Basta sentire cosa dice il leader Stefan Löfven: “La piena occupazione è la nostra priorità”. Un concetto che rimanda alle radici stesse della socialdemocrazia svedese. I binari, dice Löfven, sono due: lavoro e stato sociale perché un buon welfare aiuta l’occupazione e l’occupazione aiuta il welfare. Altro campo nel quale i laburisti sono entrati a gamba tesa è la scuola. Löfven propone investimenti, formazione per gli insegnanti, classi meno numerose. E poi suggerisce di includere nella scuola dell’obbligo tutto il ciclo delle superiori.

Non mancano le critiche al governo, colpevole di aver contribuito a un peggioramento del sistema, un sistema che invece per i socialdemocratici deve diventare la base per il rilancio del paese. Secondo qualche analista i laburisti puntano a raccogliere i voti del mondo della scuola in vista delle elezioni del 2014. Basterà? Forse. Ci sono commentatori in Svezia che suggeriscono a Löfven di avere più coraggio. Uscire dagli schemi tradizionali, insomma. Qualcosa di simile a quanto fatto in Norvegia dal partito della Destra. Nei giorni scorsi, la leader Solberg ha presentato i punti programmatici in vista delle elezioni del prossimo settembre: creare posti di lavoro, meno tasse, insegnamento di qualità nelle scuole, una sanità efficiente dove i cittadini possano scegliere tra pubblico e privato, trasporti e strade. Insomma un’agenda trasversale. Agli occhi dei norvegesi, la Destra è ormai un interlocutore affidabile e i problemi nella maggioranza guidata dai laburisti di sicuro non aiutano a cambiare il quadro. Partito di Centro e Partito della Sinistra Socialista continuano a bisticciare: non c’è identità di vedute sui temi della bioetica, sull’immigrazione, sul ruolo che il petrolio dovrà avere nell’economia norvegese, neppure se in futuro Oslo debba o meno restare nello Spazio economico europeo, prospettiva che non piace a una parte del Partito di Centro.

Ben altra atmosfera in Islanda. Reykjavík deve solo 20mila euro (il minimo di legge) agli investitori inglesi e olandesi che hanno perso denaro in seguito al crack dei titoli Icesave. A deciderlo è stata L’EFTA, l’Associazione europea di libero scambio. Gran Bretagna e Olanda avevano chiesto un rimborso totale. l’Islanda ha visto riconosciute le proprie ragioni. L’isola risparmierà così un fiume di denaro che, dice la premier Sigurðardóttir, contribuirà alla ripresa economica. In Islanda, del resto, quella luce in fondo al tunnel non sembra così lontana: la disoccupazione a gennaio è scesa al 4,6%. Resta alta invece l’inflazione che si attesta al 4,2%. Era al 6% dodici mesi fa.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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