Serie A noiosa? Nel resto d’Europa non va certo meglio

Pubblicato il 12 Aprile 2013 alle 17:58 Autore: Redazione

Anche in Inghilterra i giochi sembrano fatti, nonostante manchino ancora sei giornate al termine del campionato (sette per le prime tre in classifica, che hanno una gara da recuperare). La Premier League che, in linea teorica, avrebbe dovuto riservare le maggiori emozioni e competitività, con almeno tre squadre ad altissimi livelli (il solido Manchester United, il Manchester City degli sceicchi e il Chelsea campione d’Europa uscente), si è rivelata invece praticamente a senso unico.

A sette gare dalla conclusione, infatti, il vantaggio degli uomini di Ferguson sulla squadra allenata da Mancini è di ben 12 punti (con la coppia Chelsea-Tottenham terza e lontanissima a -19), nonostante lo scontro diretto vinto dal City appena qualche giorno fa. Sembra difficile ipotizzare un clamoroso tracollo dello United, a cui bastano 10 punti nelle restanti 7 gare per ritornare campione d’Inghilterra, riprendendosi lo scettro scippatogli dai cugini nel finale da thriller della scorsa stagione, che vide gli uomini di Mancini vincere l’ultima partita all’ultimo respiro (da 1-2 a 3-2 nei minuti di recupero) e conquistare i tre punti fondamentali per la vittoria finale, facendo passare i red devils dalla gioia allo sconforto totale. Anche qui, analizzando l’andamento della capolista, c’è ben poco da discutere: 77 punti su 93 disponibili, con 25 vittorie su 31 gare, è un ruolino di marcia di assoluto valore.

L’unico campionato che sembra ancor più aperto di quello italiano è quello francese. Il Paris St. Germain degli sceicchi, dopo un anno e mezzo di rodaggio (a suon di milioni di euro investiti) sembra infatti poter finalmente tornare a sorridere, conquistando il suo terzo titolo della storia e rivincendo lo scudetto dopo ben 19 anni di attesa. Dopo i grandi investimenti degli ultimi dieci mesi (Ibrahimovic, Thiago Silva, Verratti e Lavezzi in estate, Lucas e il totem Beckham nella sessione invernale), che si aggiungono a quelli della stagione precedente (Thiago Motta, Pastore, Sirigu, Alex e Menez, oltre all’allenatore Carlo Ancelotti), il PSG sembra finalmente in grado di prendere il largo in campionato (perso clamorosamente la scorsa stagione, cedendo alla sorpresa Montpellier, al suo primo trionfo in assoluto), staccando le più dirette inseguitrici Marsiglia (a -7), Lione e St. Etienne (entrambe  a -11). Il tutto nonostante un andamento tutt’altro che inarrestabile dei parigini (64 punti su 93 disponibili, con una media di 2.06 punti a partita che in proiezione equivalgono a 76 punti a fine campionato, ben 3 in meno rispetto alla scorsa stagione, in cui si dovettero accontentare della seconda piazza dietro al Montpellier, vincente a quota 82). Ciò porterebbe a considerare questa Ligue 1 un torneo piuttosto livellato, un’affermazione quantomeno paradossale se si rapporta la rosa del PSG con quella delle altre dirette avversarie in campionato.

La realtà dei fatti, quindi, presenta una “noia generalizzata” a livello di singoli campionati, al netto dello spread a livello continentale che vede spagnole e tedesche spartirsi i quattro posti in semifinale di Champions League (nonché i primi due posti nei rispettivi campionati nazionali) con italiane ed inglesi al palo. Con tale “carrellata di sbadigli” sembra sempre più difficile riuscire ad attribuire a qualsivoglia torneo lo scettro di “campionato più bello del mondo”.

Emanuele Vena

L'autore: Redazione

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