Federalismo, i primi effetti collaterali
Ma le sorprese non finiscono qui: come molti commentatori economici profetizzano, la necessità di conformare i contratti assicurativi alla provincia e non allo Stato, quindi potenzialmente 108 tipologie di contratto contro l’unica attuale, richiederà un lavoro supplementare che le compagnie non esiteranno a scaricare sui cittadini.
Proprio quest’ultimo punto è direttamente ascrivibile alla cosiddetta devolution, al federalismo: nell’attesa di vedere come verranno impiegati i fondi destinati agli enti locali, nell’attesa di vedere l’efficienza ed il risparmio, si assiste qui ad una complicazione i cui costi probabilmente ricadranno sui cittadini.
La possibilità di avere aliquote a livello provinciale comporterà la necessità da parte delle compagnie di predisporre una settantina di differenti tipologie di contratto (per il principio dei cassetti, e stimando una granularità del decimo di punto percentuale sulle possibilità di manovra delle province), con conseguente maggior lavoro per gli assicuratori e quindi di costi di manodopera ed elaborazione. La vera beffa consiste nel fatto che le compagnie dovranno tenersi pronte a questa eventualità anche se con ogni probabilità tutte le province si uniformeranno all’aliquota più alta.
Il primo frutto del federalismo è quindi decisamente avvelenato: l’innalzamento di un’imposta locale, senza che corrisponda un abbassamento di quelle nazionali; maggiori complicazioni per le compagnie assicuratrici e quindi maggiori costi anche su quel fronte per i cittadini. Decisamente una partenza con il piede sbagliato.