A L’Aquila mancano politiche coerenti

Pubblicato il 27 Giugno 2011 alle 13:00 Autore: Lorenzo Newman

Ancor più decisivo è l’ostacolo politico: la situazione finanziaria delle casse statali fa si che ci sia poca disponibilità da parte del Governo a sborsare fondi aggiuntivi. La sopraccitate difficoltà procedurali e una certa pignoleria da parte di Regione (di Centrodestra) e Governo fanno pensare che ci sia un intento di non sborsare nemmeno del tutto i fondi già stanziati.

Se questo è fatale per lo stimolo dell’economia, la grande ricostruzione di nuove abitazioni puo invece procedere tranquillamente. Le aziende edilizie, spesso multinazionali, che operano sui grandi progetti, sono infatti sufficientemente grandi da potersi auto-finanziare in attesa dei pagamenti da parte del Comune o di altre autorità. La miriade di piccole aziende che costituiscono il tessuto economico locale invece, no. Anche per questo motivo dunque, la ricostruzione abitativa procede mentre la rinascita economia stenta ad avviarsi.

Una politica economica di inerzia, intenzionale o meno, può avere un senso se si accetta che buona parte della popolazione attiva, di conseguenza, sarà sempre più tentata dall’emigrazione. Ma una scelta in questo senso dovrebbe essere coerente con l’abbandono totale de L’Aquila da parte dello Stato, anche in materia di ricostruzione edilizia. Questa politica liberista, simile a quella adottata dagli Stati Uniti dopo il disastro Katrina, è certamente dura. Implica lo sradicamento di migliaia di persone, l’abbandono di un territorio e il suo degrado fisico. Ma è economicamente efficiente.

La scelta statalista, più complessa, ha il vantaggio di mantenere intatta una città con un patrimonio artistico notevole e di evitare un destabilizzante esodo di persone. Perché funzioni, l’atteggiamento solidale deve essere globale. Deve estendersi alla rinascita della città e deve incentivare la popolazione più giovane e attiva, i vari Michele e Bernardo, a rimanere.

Tentare di ricostruire a grande costo una città senza curarsi degli incentivi economici che dovrebbero far si che la gente ci viva rapresenta uno spreco di risorse e di tempo. E in un momento in cui tutti noi siamo chiamati a fare sacrifici in nome dell’austerity è da irresponsabili.

 

L'autore: Lorenzo Newman

Patito di policy. Nasce a Roma nel 1988. Laurea in Economia e Scienze Politiche al Trinity College di Dublino. Attualmente sta conseguendo un Master in Economia dello Sviluppo alla London School of Economics. Ama follemente la Roma e le donne in politica.
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